giovedรฌ 26 marzo 2020

Un film al giorno: ๐ผ๐‘™ ๐‘ ๐‘–๐‘™๐‘’๐‘›๐‘ง๐‘–๐‘œ ๐‘‘๐‘’๐‘”๐‘™๐‘– ๐‘–๐‘›๐‘›๐‘œ๐‘๐‘’๐‘›๐‘ก๐‘–


The Silence of Lambs: titolo originale del film del 1991 diretto da Jonathan Demme e tratto dall’omonimo romanzo della trilogia di Thomas Harris
La narrazione si muove su due linee rette parallele: quella riguardante il serial killer, giร  rinchiuso in massima sicurezza per omicidio e cannibalismo, e quella dell’omicida denominato Buffalo Bill per la sua tendenza a uccidere e scuoiare vive le sue vittime tutte di sesso femminile e sulla cui identitร  si stanno ancora facendo delle indagini. I due filoni narrativi si incrociano nel momento in cui viene assunta da una squadra dell’FBI una giovane psicologa, Clarisse, interpretata da Jodie Foster, che ha il compito di tentare un colloqui con quello che chiamano Hannibal Lecter che, si sospetta, possa essere in possesso di informazioni fondamentali per la risoluzione del caso Bill. Quello che, a questa descrizione, appare come un semplice intreccio di un thriller ben costruito, รจ in realtร  la trama di un film che, alla fine, si rivelerร  una sanguinosa e sofferta psicanalisi, non solo della mente di due oscuri e complessi serial killer, di quella della giovane studentessa o quella delle vittime innocenti, ma, soprattutto, la vostra! Lo spettatore, infatti, sin dalle prime scene รจ insistentemente costretto, non tanto a schierarsi dietro o oltre le sbarre, ma piuttosto a interrogarsi sulla propria reale posizione. In questo modo, le domande piuttosto invasive che, al contrario di come dovrebbe essere, Hannibal Lecter rivolge a Clarisse, ci forniscono l’immediata possibilitร  di interrogarci sul nostro passato, scavare in noi stessi e ricercare le motivazioni che ci spingono a ricercare nel presente. Se, perรฒ, come i protagonisti della pellicola (e come tutti), si ha un passato oscuro, semplicemente perchรฉ forse non si ripercorre spesso, tutto puรฒ essere messo in dubbio e, camaleontici, spostarci dall’immedesimarci prima nella giovane Clarisse, schierandoci dalla parte del bene e poi dalla parte dei serial killer. A questo punto, rischiando di farci assalire dal dubbio: siamo la misteriosa e affascinante Clarisse; il serial killer finito inevitabilmente in carcere perchรฉ fedele solo al suo appetito e alle sue leggi o proprio come il serial killer a cui si dร  la caccia: un’identitร  barcollante e un’immagine di se stesso cosรฌ odiosa, disgustosa e rivoltante, da sentire il bisogno di riversare l’idea di se stesso nei costumi da travestito che indossa nel rito dell’uccisione e della tortura inflitta alle sue vittime taglia quarantadue che lascia morire di fame e, infine, nella sua personale ricerca di bellezza, brama, leggerezza, perfezione di vita, possibile solo nel momento della morte, come accade al bruco che, morendo, diventa farfalla.  E, dunque, chi รจ la vittima, chi il colpevole carnefice? E tu, sei la causa del belare degli agnelli innocenti o vuoi zittirlo? 

Chiara Maria Grasso



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