venerdì 30 aprile 2021

Francesca Pucillo - Volontariato: un modo per farsi sentire nella comunità


Il volontariato può essere sicuramente inteso come un gesto di altruismo o di attenzione nei confronti del prossimo, ma anche come un modo per impegnare il proprio tempo, riuscendo ad imparare qualcosa di utile e scoprendo nuove realtà, che, prima di allora, concepivamo molto più lontane dalla nostra vita di quanto in realtà non siano.  Talvolta, viene visto come estremamente impegnativo e noioso, oppure definito anche ipocrita, forse perché mosso dal desiderio di rendere virali determinati slogan mai seguiti o di mostrare una faccia intrisa di generosità e carità, che alle volte non combacia con quella di molte persone, le quali vogliono spesso coprire la loro con una maschera, probabilmente perché ritenuta più adatta agli occhi della società. Purtroppo, anche in questo mondo esiste questo lato buio, a causa del quale molti potrebbero perdere fiducia nelle associazioni che mettono in mostra, in senso buono, alcuni motti o progetti da loro organizzati, pensati per aiutare concretamente la comunità, e non per farne sfoggio. Nonostante ciò, esistono molte organizzazioni che credono realmente nei principi di cui parlano da anni ed anni, e, alcune delle loro sedi, sono presenti anche nella nostra città. In questo caso, sarebbero tanti i nomi di associazioni da fare, presenti sul nostro territorio: Caritas, Croce Rossa, gruppi scout…Grazie a loro, moltissimi adulti, ragazzi e bambini, hanno trovato il modo di crescere e di migliorarsi, scoprendo con i loro occhi realtà e situazione che consideravano lontane o ascoltando storie e testimonianze che li hanno aiutati a credere maggiormente nei principi di assistenza, che mettono in atto con semplici gesti e progetti, che spesso godono di un’interazione dinamica con le istituzioni pubbliche, entrambe determinate nel dare il proprio contributo alla comunità.

Francesca Pucillo


domenica 25 aprile 2021

Maria Pia Calderazzo - La festa della Liberazione

      


Oggi, 25 Aprile, ricordiamo la liberazione dal regima nazifascista presente in Italia negli anni ’40. Ben settantasei anni fa, i partigiani si sono ribellati alle truppe tedesche, dopo venti anni di dittatura. 

Il termine “partigiano” indica l’appartenenza ad una parte, ovvero andare, in qualche modo, contro il sistema. Questa figura è un cittadino libero armato, non facente parte di un esercito, che, volontariamente, si batte con i concittadini per la difesa della patria da un’armata. Sono proprio questi sostenitori della Resistenza ad essere i protagonisti di questa importante giornata. Uomini, donne e anziani che con coraggio e determinazione si sono battuti affinché quell’orribile dittatura, rappresentata dal fascismo, che regnava in moto autoritario in Italia, venisse finalmente sconfitta. Ribellarsi ad un governo dispotico che tagliava via ogni possibilità di essere sé stessi, impedendo la libertà di espressione o imponendo leggi razziali, era essenziale per riconquistare la libertà persa. Queste però sono solo poche delle cose negative introdotte da Benito Mussolini, leader del fascismo. Basti ricordare come questo partito prenda piede in Italia per capire effettivamente la gravità della situazione. Mussolini nell’ottobre del 1922 organizzò la marcia su Roma, con circa 50.000 camicie nere. Sotto la minaccia di una violenta presa di potere, gli italiani assistettero all’ascesa del fascismo. Da non dimenticare è, sicuramente, l’alleanza con Hitler, leader del nazismo, che invece regnava sulla Germania, e che sterminò milioni di persone, tra cui ebrei, disabili, omosessuali, zingari e altri uomini giudicati da lui contro natura. 

Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia il giorno 25 Aprile del 1945 ordinò a tutti i partigiani, che eroicamente rischiarono la propria vita, di attaccare i presidi fascisti e nazisti, liberando così la nazione, che per venti anni aveva sopportato violenze e privazioni delle libertà e dei diritti fondamentali dell’uomo. 

Istituire una giornata per ricordare tutto ciò è stato di fondamentale importanza: il 25 aprile è una data simbolica, che ricorda di tutti gli avvenimenti necessari a rendere la nostra una nazione libera oggi, e che mi stanno permettendo di scrivere liberamente ciò che voglio e di esprimere un mio pensiero, senza la paura di essere attaccata o di subire un qualsiasi tipo di violenza. 

Questa parte della storia è stata ormai scritta, ma ora sta a noi non dimenticarla ed evitare che in futuro possa succedere di nuovo un avvenimento così catastrofico.

Maria Pia Calderazzo


martedì 13 aprile 2021

Alessia Parrella - L’agghiacciante storia di Valentina Pitzalis


Leggendo svariati articoli e guardando diverse interviste sono rimasta estremamente colpita dalla storia di una donna, una donna rovinata dall’uomo che diceva di amarla. Sto parlando di Valentina Pitzalis, oggi diventata simbolo della lotta contro il femminicidio e la violenza sulle donne, di cui, purtroppo, soprattutto ultimamente, sentiamo parlare troppo spesso. 

La storia di Valentina ha avuto risvolti terribili e incredibili, soprattutto nel momento in cui è stata accusata di aver ucciso proprio colui che l’aveva bruciata con il fuoco: il suo ex marito. 

 Valentina nasce a Cagliari nel 1983 e vive un’infanzia felice insieme alla sua famiglia. Nel 2005 decide di trasferirsi in un paesino a sud della Sardegna per vivere insieme al suo compagno, conosciuto con il nome di Manuel Piredda, del quale era perdutamente innamorata. Tornata da un viaggio di lavoro come stagista in Germania, i due ragazzi non lasciano passare molto tempo prima di decidere di sposarsi e coronare il loro sogno d’amore. La felicità e serenità nella coppia dura però ben poco: Manuel inizia, infatti, a presentare sempre più frequentemente atteggiamenti possessivi e una gelosia fuori controllo nei confronti di Valentina. Inizia così un lungo “tira e molla”, fino alla tragica notte che ha rischiato di far sparire per sempre la Pitzalis. La sera tra il 16 e il 17 Aprile 2011 la ragazza raggiunge Manuel nella sua abitazione, e non appena sfiora la soglia della porta, le viene gettata addosso della benzina e dato fuoco. Nell’incendio il ragazzo non sopravvive, mentre Valentina viene salvata dai pompieri in condizioni gravissime. La sua sofferenza non ha purtroppo fine: sfigurata e invalida è infatti costretta a difendersi, come ho accennato all’inizio dell’articolo, da accuse gravissime. La madre dell’ex marito indica la Pitzalis come la responsabile della morte del figlio per omicidio premeditato, facendo svolgere indagini fondate sul nulla e producendo accuse assolutamente infondate, che però


non hanno permesso di far vivere a Valentina con tranquillità quel momento così difficile e delicato della sua vita. Finalmente nel 2020 il caso della Pitzalis è stato archiviato, ristabilendo la verità, e permettendole di uscire finalmente da quell’incubo che era durato anche fin troppo tempo. 

Ho deciso di raccontare e riportare la storia di questa grande donna, perché sono stanca di dover ancora sentire, nel 2021, racconti di donne innocenti, uccise o sfigurate da sostanze chimiche di ogni tipo, che hanno come unica colpa quella di aver scelto di amare la persona sbagliata. 

Alessia Parrella


venerdì 9 aprile 2021

Martina Pedicini - Tiktok: un social dannoso per bambini e adolescenti

 


Nato nel 2016 come “Musical.ly”, TikTok è il social network cinese che adesso sta spopolando, con oltre 2 miliardi di download, tra bambini e adolescenti.

La piattaforma, ormai utilizzata anche da adulti e anziani, lascia ai suoi utenti un’ampia possibilità di scelta tra balli, canto, doppiaggio e recitazione, finalizzata alla produzione di brevi video che durano dai 15 ai 60 secondi. Inoltre chi utilizza Tiktok ha a disposizione uno strumento per sensibilizzare su tematiche importanti, sfogarsi con i suoi followers e parlare dei propri problemi. Dunque è chiaro che l’applicazione ha anche degli aspetti positivi, che purtroppo non vengono sfruttati sempre in modo adatto e corretto.

È molto semplice infatti diventare famosi e spopolare su TikTok, dal momento che i video possono diventare facilmente virali. Questo social però contiene spesso contenuti purtroppo non adatti a bambini e ad adolescenti stessi. L’età minima dovrebbe essere di 13 anni, ma è abbastanza facile raggirare l’applicazione, poiché è possibile visualizzare i contenuti anche senza un profilo. Partendo dai rischi riguardo la privacy (numero di cellulare, dati biometrici e altri dati personali captati da vari server cinesi), si possono riscontrare addirittura moltissimi problemi legati alla pornografia, cyberbullismo e pedofilia. Infatti tantissimi minori espongono senza protezione la propria immagine, mostrando anche aspetti fisici, nel ricercare un’ossessiva popolarità e competizione con altri utenti. Di conseguenza questo social è pieno zeppo di predatori sessuali e pedofili, che spesso approfittano dell’ingenuità di molti utenti, incitandoli a postare contenuti sempre più spinti e dannosi.

Per non parlare delle sfide e delle assurdità estremamente pericolose che stanno girando su TikTok. Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana, ha attaccato duramente il social dopo un evento drammatico che ha visto la morte di una bambina palermitana, a seguito di una “prova di coraggio” su TikTok che consisteva nell’auto strangolamento.

Un ulteriore problema, che sta diventando sempre più comune, è l’affermazione di modelli negativi, che incitano al consumo di droghe, a disturbi alimentari, isolamento, mancanza di rapporti sociali e ad abitudini sbagliate.

Dal 9 febbraio, TikTok sta prendendo provvedimenti, bloccando tutti gli utenti italiani, chiedendo di riconfermare la propria età per continuare ad utilizzare l’app, in modo da impedire definitivamente l’accesso ai minori di 13 anni.

Questo blocco sicuramente non porrà fine a tutte le problematiche legate all’app. L’unico modo, alquanto estremo, per essere del tutto “riparati” dai pericoli di TikTok, è non scaricare l’applicazione. Si possono limitare però i danni, utilizzandolo in maniera moderata, con la supervisione di un adulto per i minori, segnalando e bloccando contenuti poco adatti ed utenti sospetti e pericolosi.


Martina Pedicini


mercoledì 7 aprile 2021

Alessia De Nigris - Naya Rivera


L’ 8 luglio 2020, l’attrice e cantante Naya Rivera, famosa soprattutto per aver interpretato il personaggio di Santana Lopez nella serie televisiva Glee, è stata dichiarata scomparsa ed in seguito morta il 13 luglio. Questa data coincide con il settimo anniversario del decesso di Cory Monteith, collega e amico dell’attrice , che interpretava Finn Hudson in Glee

Il giorno della sua scomparsa, Naya era andata con il figlio di 4 anni, Josey, a trascorrere una giornata in barca sul lago Piru, in California. Secondo il bambino, trovato addormentato da solo sulla barca, lui e la madre sarebbero andati a nuotare ma poi la donna non sarebbe mai più risalita sulla barca avendo usato tutte le sue forze per salvare il figlio, che non riusciva a risalire. 

La morte dell’attrice ha dato luogo a vari episodi di triste strumentalizzazione. Secondo uno dei più recenti, Ryan Murphy, co-creatore di Glee, avrebbe promesso di creare un fondo destinato al college per il figlio di Rivera, Josey. Secondo un tweet del padre dell’attrice,  Murphy non avrebbe mai mantenuto tale promessa, usando questa bugia solo per farsi pubblicità. 

Ci sono stati, inoltre, molti episodi che hanno scatenato la rabbia dei suoi fan. Uno di questi è stato il fatto che Colette Jones, personaggio che Naya interpretava nella serie Step Up: High Water, sarà rimpiazzato da Christina Milan. La mancanza di un episodio in onore della morte dell’attrice, quindi, è stato definito dai fan come “irrispettoso” e “inaccettabile”. Un altro evento che ha fatto scalpore tra gli ammiratori della Rivera è stata l’assenza del suo nome nel tradizionale video-tributo mostrato ai Grammy Awards per onorare gli artisti e i cantanti scomparsi, in questo caso, nel 2020. I fan si sono dichiarati “disgustati” da questa mancanza. 

Pur non essendo stata ricordata ai Grammy, Naya ha comunque ricevuto tributi da milioni di persone, specialmente dai suoi amici del cast di Glee. Particolarmente commoventi sono le svariate dediche postate su Instagram da Heather Morris, interprete di Brittany S. Pierce in Glee e migliore amica dell’attrice. Anche la performance in sua memoria tenuta da Amber Riley (Mercedes Jones in Glee) è stata molto toccante ed un eccellente tributo. 

Naya sarà sempre ricordata per il suo talento, la sua passione e soprattutto per la gioia che diffondeva.

Alessia De Nigris


martedì 6 aprile 2021

Marta Mazzeo - Chiamando il gatto...

 


Da qualche giorno, si sta sentendo parlare molto in Italia della tematica del “cat-calling”, letteralmente “chiamando il gatto” , in quanto comprende, per definizione, l’insieme di commenti indesiderati, gesti, strombazzi, fischi e avance sessuali in aree pubbliche, proprio come se ci si rivolgesse a degli animali; tali commenti, tuttavia, non devono forzatamente presentare una connotazione sessuale per risultare offensivi in egual maniera; infatti spesso prevedono insulti perlopiù omofobi, transfobici, nonché razzisti o addirittura volti a discriminare le disabilità e la religione, così come la classe sociale d’appartenenza. Il cat-calling è un fenomeno purtroppo assai diffuso e sta vivendo in quest’era un importante incremento, risultando così una gabbia per le persone discriminate, la cui maggioranza, come ci suggeriscono le statistiche, è composta da donne, perlopiù adolescenti di età compresa tra i 14 e i 28 anni: dunque, in un periodo di formazione e di conoscenza di se stessi, in cui si è alla continua ricerca di stimoli, si è tenuti a dover subire insulti, offese, ingiurie, nel migliore dei casi (poiché il termine “cat-calling” può essere utilizzato anche per riferirsi a calci e spintoni che degenerano spesso in vere e proprie risse), sentendosi impotenti di fronte a ciò, in quanto in Italia, nel 2021, non vi è ancora alcuna legge che consenta punire tale comportamento. Diversamente, in altri Stati Europei, come per esempio la Francia, dal 2018 il reato di cat-calling su strade o mezzi di trasporto pubblico è punibile con multe che ammontano a circa 750 euro; il conto diverrebbe tuttavia più salato, qualora si trattasse di un comportamento aggressivo con risvolti fisici. In Perù, invece, vigono leggi contro simili pratiche dal marzo 2015, e gli Stati Uniti vantano varie leggi che riguardano le molestie di strada, così come molti altri Paesi. 

L’ultima denuncia riguardante il cosiddetto “cat-calling” arriva da un personaggio noto, Aurora Ramazzotti, figlia dell’attrice e presentatrice Michelle Hunziker e del cantautore Eros Ramazzotti, la quale si è sfogata nelle storie Instagram ammettendo di essere stanca di subire continue molestie verbali: la ragazza racconta di essere stata vittima, da parte di alcuni uomini, di fischi e commenti sessisti di ritorno da una corsa, pur essendo per l’appunto in tenuta ginnica (sottolineando ciò, ha voluto precedere l’onda mediatica di commenti volti a criticare il look e a giustificare il comportamento degli uomini, che si sarebbe scatenata qualora lei avesse indossato una gonna, nonché un abito attillato). È sconvolgente ciò che è emerso dalle opinioni riguardanti l’accaduto, molte delle quali rivolte contro Aurora: si è sostenuto che i fischi, le urla, gli insulti provocatori non siano altro che complimenti, apprezzamenti che tuttavia dovrebbero far sentire la donna lusingata. Ci insegna la storia, però, che già nel Settecento il termine “cat-calling” aveva il significato di "grido, suono simile a un lamento" e indicava rispettivamente l’atto di fischiare a teatro gli artisti sgraditi e il fischio di disapprovazione stesso. In che modo ciò dovrebbe non risultare volgare ma addirittura far sentire una persona apprezzata? Indipendentemente dal dibattito riguardo tale quesito, noi donne, così come coloro che subiscono giornalmente aggressioni verbali simili, in quanto esseri umani dovremmo sentirci libere e non dobbiamo, di conseguenza, essere private di tale libertà, per di più da individui che non riescono a vedere il marcio nel proprio comportamento. È assurdo, inoltre, pensare che nel Paese in cui viviamo i comportamenti che dovrebbero essere combattuti vengano  avallati in primis dallo Stato e che dunque non sono punibili legalmente, pur provocando alla vittima momenti di disagio, di fastidio, se non veri e propri traumi. Infine, è ancora più sconcertante il fatto che pesanti offese, insulti, sguardi provocatori, urla e gesti allusivi vengano spacciati per ingenui “complimenti”, quando in realtà hanno il solo intento di “reificare” la vittima, andando a ledere la sua libertà, come già detto in precedenza. In questo caso, si parla di un qualcosa che ci riguarda tutti; infatti non si tratta di una battaglia femminista o della solita polemica che giungerà ben presto nel dimenticatoio: si tratta di rispetto.

Marta Mazzeo


sabato 3 aprile 2021

Grazia Vitale - Un paradigma di resilienza: Stephen Hawking

 


Ognuno di noi, lungo il percorso della vita, si trova ad affrontare avversità, talvolta apparentemente insuperabili e molto più grandi di noi. La resilienza  è la capacità di affrontare e superare grandi difficoltà o eventi traumatici, la capacità di reagire in modo positivo, a testa alta, senza lasciarsi scaraventare a terra, la capacità di adattarsi o il cercare di adeguarsi a una situazione di disagio. Inevitabilmente Stephen Hawking non può che essere un esempio a riguardo. «Finché c’è vita c’è speranza». Quale motto di vita migliore? Spesso frasi del genere trovandosi sulla bocca di tutti, perdono di significato, perché sfortunatamente non tutti capiscono che le parole sono macigni o comunque molto spesso non hanno la capacità di attribuire ad esse il giusto peso, andando di conseguenza a rendere banale e di poca importanza cose che in realtà fanno venire i brividi, specialmente se si conosce la storia che c’è dietro e dalla quale derivano morali e insegnamenti o, come in questo caso, esempi di vita. Hawking è stato fra i più autorevoli e conosciuti fisici teorici al mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologia quantistica e sull’origine dell’universo e ha contribuito all'elaborazione di numerose teorie fisiche e astronomiche: il multiverso, la formazione ed evoluzione galattica e l’inflazione cosmica.

Nel 1963, arrivò a Cambridge e le accresciute difficoltà nell'uso degli arti lo spinsero a sottoporsi ad accertamenti medici e gli venne diagnosticata una malattia degenerativa dei motoneuroni, che comprometteva la funzione di governo della contrazione muscolare: in particolare si pensò allora alla sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o a malattia a essa correlata. Hawking ricevette costanti cure e assistenza che gli evitarono l'insufficienza respiratoria e la malnutrizione con disidratazione, e il suo corpo non fu mai sforzato eccessivamente, mantenendo però in attività la mente: questo ha contribuito alla sua lunga sopravvivenza, superiore ai 50 anni.

Un tecnico di Cambridge in questi anni costruì per lui un sintetizzatore vocale che trasformava in suono ciò che Hawking scriveva su un apposito computer, poi collegato alla sedia a rotelle secondo un sistema inventato dal tecnico stesso. In questo modo Hawking riuscì a comunicare, sebbene molto lentamente e con una frequenza di non più di quindici parole al minuto.

Hawking è morto nelle prime ore del mattino del 14 marzo 2018 all’età di 76 anni nella sua casa a Cambridge. Oltre alla straordinaria eredità scientifica, ci ha lasciato qualcosa di molto più importante, ci ha insegnato a non perdere la speranza e a combattere fino alla fine. La sua malattia gli ha stravolto completamente la vita, e ci sono tanti casi nei quali i malati non accettano la malattia, cadendo in depressione senza più riprendersi e dando in escandescenza, cosa che inizialmente è successa anche ad Hawking, ma poi egli ha trovato dentro di sé qualcosa che gli ha permesso di andare avanti: la resilienza. Ci vuole una forza immensa per accettare una malattia (di qualunque origine e genere essa sia), per imparare a conviverci e adeguarsi ai cambiamenti che comporta e impone.

Stephen Hawking è un esempio, ma ci sono tantissime altre persone che nell’anonimato conducono un’esistenza improntata alla resilienza, e solo quando si ha la fortuna di incontrarli ci si sente arricchiti e si capisce quante molteplici stelle brillino di luce propria, e ci si sente addirittura riscaldati dalla luce che emanano.

La speranza è tutto, ma la differenza la facciamo noi: sta nel modo in cui scegliamo di reagire, accettando ciò che di più brutto ci succede senza remarci contro, ma cavalcando l’onda. A volte è l’unico modo per trovare la pace, ma questo non significa assolutamente arrendersi, anzi. Paradossalmente a volte ci vuole più forza per fare spazio nella nostra vita a qualcosa che non ci piace sapendo che combatterlo ci porterebbe via solo energie. È un atto di coraggio, da non confondere con la rassegnazione o l’abbandonarsi a se stessi. Di recente un mio amico mi ha detto qualcosa che reputo estremamente importante: «Non ci resta che guardare sempre in avanti… ogni giorno con occhi diversi, più stanchi ma che non possono chiudersi e vedere il buio per nessun motivo».

E penso sia un messaggio che tutti dovremmo fare nostro, perché la vita è fatta di questo. Ciò che fa la differenza è il nostro modo di reagire alle avversità, il nostro modo di incassare i colpi, piegarci, cadere, soffrire, piangere e strillare fino a non avere più fiato in corpo, ma poi tornare in piedi, anche se barcollando, a non darla vinta a nessun finale che non sia quello che noi vogliamo. Spesso si muore combattendo e purtroppo, altrettanto spesso, quel magico finale non arriva, ma trovare la forza di reagire positivamente e di vivere, sapendo di avere i giorni contati o sapendo già che qual finale per noi non arriverà mai, per me è straordinario. A volte bisognerebbe vivere essendo consapevoli che non abbiamo fatto nulla per meritarci questa vita, e magari a qualcuno che questo tipo di vita lo voleva davvero (vita di cui spesso e volentieri ci lamentiamo) è stata tolta la possibilità di poterla vivere. Forse a volte dovremmo vivere un po' anche per loro.

Dobbiamo essere grati di essere vivi, e quando si presentano difficoltà irte lungo il nostro cammino, quando ci si ritrova a doversi fronteggiare con malattie e similia, penso che la cosa più distruttiva che si possa fare sia considerarsi già morti o trattare qualcuno come se lo fosse: come se già fosse spacciato. Finché c’è vita c’è speranza, e allora smettiamola di darci già per morti! La speranza morirà con noi («Spes ultima dea»), e solo quando saremo noi a morire, questo è il senso. È disarmante vedere come certe cose si comprendano e vengano apprezzate quando ormai è tardi e possono essere solo rimpiante. Se affrontato col sorriso, tutto diventa un po' meno devastante, e finché i nostri occhi saranno in grado di vedere la luce, nulla sarà mai così tanto al buio da non poter essere illuminato.

Grazia Vitale

 



venerdì 2 aprile 2021

Francesca Spada - La Strega stupisce, la Signora subisce


All’Allianz Stadium i padroni di casa subiscono il “colpo della strega”. Una giornata memorabile per tutta la città campana, sia per la prima vittoria storica ottenuta contro la Vecchia Signora sia per la ripresa nella corsa per la salvezza. 

I giallorossi non vincevano dal 6 gennaio a Cagliari; successivamente hanno ricavato punti con il pareggio contro il Torino, la Sampdoria, il Bologna, la Roma e lo Spezia. D’altra parte i bianconeri, al terzo posto e con una partita in meno, metabolizzata l’uscita dalla Champions, proseguono verso l’obbiettivo scudetto. 

Inzaghi, in vista del big match, ripropone il 3-5-2, già sperimentato nel match contro la Fiorentina ma con la differenza delle due punte: Gaich e Lapadula. Questa novità ha dato la svolta alla partita: Lapadula, trovatosi solo in varie occasioni gol nelle partite precedenti, sembra abbia trovato un ottimo compagno di reparto: il nuovo acquisto di dennaio, Adolfo Gaich. Proprio quest’ultimo, dopo essere andato a segno nel match a La Spezia come prima partita da titolare, ha sbloccato e portato alla vittoria i giallorossi a Torino. 

Pirlo, invece, per i padroni di casa, ha scelto la formazione titolare schierando in attacco le sue punte di diamante: Ronaldo e Morata. Avendo commesso l’errore, nella partita di andata, a Benevento, di lasciar riposare a casa Ronaldo, sembra che il “maestro” abbia voluto rimediare schierandolo dal primo minuto. Nonostante una formazione di lusso, presenti tutti i titolari, proprio CR7 e compagni hanno fallito nella gara contro la neopromossa. L’ex pallone d’oro con le sue giocate raffinate si è trovato per più di una volta faccia a faccia con Montipò ma trovando la porta blindata. Il portiere giallorosso non è il solo ad avere avuto i meriti della partita, anche la difesa sembra aver gestito bene l’attacco Ronaldo–Morata, i quali si sono trovati a combattere contro la corazzata di Inzaghi.

Resta l’amaro in bocca ai bianconeri, non solo per la pesante sconfitta contro la sedicesima in classifica, ma anche per quel presunto rigore con il fallo di Foulon sull’azione di Chiesa. Una questione che solleva parecchi dubbi ma anche diversi malcontenti soprattutto per la mancata visione al VAR da parte di Abisso. Analizzando l’episodio, il difensore del Benevento era già a terra nel momento in cui l’esterno d’attacco è entrato nell’area di rigore e quest’ultimo ha accentuato la caduta cercando di trarre in inganno il direttore di gara. I campani hanno portato a casa una partita storica e nuove speranze mentre ai torinesi non resta che incassare il colpo e riflettere sulla sconfitta.

Francesca Spada