sabato 29 febbraio 2020

Giulio Miele - Il desiderio non mi ispirò più



Il desiderio non mi ispirò più.
Non mi rese meno avido
di carezze o di sguardi illibati,
dove poter ricongiungere
le mie sensazioni.
Avevo la pretesa - una sola,
di non voler svanire.
A lungo tra te e me,
tra noi e forse anche loro.
L’immagine perviene
dalla realtà ­- la realtà.
Furono molti i vagiti
di normalità, sibilati.
E dalla folta platea,
colma. La gente.

Ma se sapete solo mugugnare,
allettando le bocche di parole.
Il vuoto presente al mio udito,
percepibile da ogni senso
mi tormenta, mi insulta.
Ai pochi non darete mai
lo spazio, quel vostro caro
spazio. Perché troppi posti
avete occupato in vita:
senza remore né dubbi,
senza gli occhi,
con i vostri culi
privi di vergogna.
Proprio quella,
la vergogna,
che amate spalmare
alla vita.

mercoledì 26 febbraio 2020

Giulio Miele - Coronavirus: psicosi o realtà



Il virus cinese “Coronavirus” è approdato in Italia da un mese e i contagi aumentano esponenzialmente. Coronavirus è il nome non scientifico del virus SARS-CoV-2, arrivato in Italia e confermato già dal 31 Gennaio. Tra i primi casi confermati vi erano in maggioranza turisti di originalità cinese, subito trasferiti allo Spallanzani di Roma. Ma il vero allarme nazionale è iniziato da pochi giorni. L’epidemia è cominciata, con contagi di cittadini italiani confermati, solo nei giorni scorsi. Ad aumentare l’allarme non è mancato certo il contributo dei social-media, con cui i cittadini sono in continuo contatto. Questo virus, nello specifico, non rappresenta solo un pericolo per l’Asia, l’Europa, la Cina o l’Italia. Ma lo rappresenta in ambito sociale, nella nostra organizzazione giornaliera, nella nostra visione delle cose, delle persone. Il meccanismo di chiusura, che già si è andato affermandosi da qualche anno a questa parte, ed in particolare negli ultimi due, con la questione “Coronavirus”, non farà che peggiorare sempre di più. Le reazioni degli stati e dei singoli sembrano quasi concatenate, con una serie bizzarra di eventi. “Si è sempre il contagiato di qualcun altro”. Tenendo presente gli episodi, a partire dall’inizio del contagio, nella città di Wuhan, nella regione di Hubei, Cina, si avvia la “saga apocalittica”. All’inizio del contagio abbiamo assistito ad un vero e proprio sbarramento dei confini, sia di terra, d’aria, che di mare con la Cina. Le ingenti spese che la Cina ha dovuto sostenere per la ricerca contro il virus, la perdita di preziosi accordi commerciali e la sospensione di svariate attività, come quelle industriali, ha fatto precipitare drasticamente l’economia della nazione stessa e di quelle che ne avevano accordi. Fino a qui sembrerebbe tutto normale, se non fosse per fattori che hanno accomunato molti stati, anche europei, come l’Italia. I ristoranti cinesi hanno iniziato ad avere cali drastici di clientela, con continui controlli sanitari. C’è da considerare che i cinesi, lavorando in altri paesi, non avrebbero potuto avere il tempo di avere contatti con il loro paese d’origine. Le discriminazioni sono continuate anche contro singoli individui, in particolare all’interno di luoghi e mezzi pubblici.
Molti politici in Italia hanno colto l’occasione per ribadire l’errore del governo nel voler, comunque, far sbarcare alcuni immigrati in Italia. Il virus, non è però stato portato dagli immigrati su barconi, dove le condizioni igieniche sono molto scarse, ma da passeggeri italiani, sulle cabine degli aerei, a volte anche di prima classe, che intraprendevano rapporti con l’estero, in particolare la Cina. Ma sono state trovate svariate falle anche nel governo attuale, che probabilmente avrebbe dovuto muovere prima una chiusura dei confini e maggiori controlli, per evitarne la diffusione.
Il paziente zero dei primi focolai settentrionali, tra cui del Veneto e della Lombardia, non è ancora stato trovato. Ciò sarebbe stato utile per capirne le cause, dato che la maggior parte dei voli diretti erano già stati bloccati dal governo. Nelle regioni colpite si sono verificati veri e propri eventi “apocalittici”, causati dal terrore per la diffusione del contagio, come la corsa ai supermercati, nei quali sono terminati quasi tutti i prodotti, nel giro di sole dodici ore. Ogni famiglia ha iniziato a fare scorte di acqua e cibo, quasi come ci fosse una possibile futura “lotta per la sopravvivenza”. Fautrici della preoccupazione sono sicuramente state le fake-news, che da qualche giorno stanno circolando in internet. Comunque sia, il Corona-virus non è ad alto tasso di mortalità, soprattutto per le fasce di popolazione dagli 1 ai 65 anni, con valori tra lo 0,2% e il 2% e, nelle fasce più elevate, come gli over 80, con valori non superiori al 14.8%. Privilegiando soggetti già affetti da malattie respiratorie. Molti scienziati affermano, oltretutto, che il virus, probabilmente, fosse già presente in alcuni stati e che si fosse già diffuso, precedentemente. C’è da valutare, quindi, il giusto modo di prendere questo contagio, rispettando le dovute precauzioni, come quella più semplice di lavarsi le mani. Ma non scordandosi mai che il panico serve solo ad essere poco lucidi, soprattutto in situazioni con un impatto sociale così elevato.

martedì 25 febbraio 2020

Giorgia Calabrese - Armonie di saperi per capire l’evoluzione umana



E’ proprio dalle cose discorde che viene fuori una perfetta armonia.”
Eraclito

Il 21 febbraio 2020 si è svolto presso il teatro cinema San Marco di Benevento il quarto incontro del  Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione culturale filosofica “Stregati da Sophia”. Ad intervenire erano il Rettore dell’Università degli Studi del Sannio, Gerardo Canfora, e il professore filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani, esperto di Darwin non ortodosso e dogmatico, come detto da Canfora.
Il professore Pievani  ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle scienze biologiche presso il Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova. Dopo la laurea in filosofia della Scienza conseguita presso l'Università degli Studi di Milano si è specializzato negli Stati Uniti d’America con un Dottorato e post-dottorato in Biologia evolutiva e Filosofia della Biologia.
Pievani ci dice che l’evoluzione di Darwin può aiutare a spiegare qualcosa, però non può spiegare tutto.
Se vogliamo capire la natura umana un solo sapere è insufficiente, bisogna interconnettere le varie discipline per comprendere tanto. Il filosofo serve per fare modelli, analizzare termini nel campo delle discipline scientifiche. Per questo Pievani ha scelto  di studiare ed approfondire la Filosofia della Biologia.
Chi si occupa di evoluzione umana deve rivedere negli ultimi anni la propria idea poiché esistono tantissime modifiche e poiché quando viene “smontato” un concetto si innescano molte  altre domande e quindi sono necessarie  risposte soddisfacenti.
L’evoluzione non è una catena lineare, icona ottocentesca, vittoriana del processo (una specie per volta sostituisce la precedente). C’è un albero filogenetico, genealogico, da leggere dal basso verso l’alto.
Le scimmie sono nostri cugini con cui abbiamo avuto un antenato in comune. Da quando ci siamo separati da questo antenato comune sono esistite 26 diverse specie umane.
La scienza è un impresa conoscitiva,  si  accumulano conoscenze;  ognuno più  si  accorge che manca qualcosa, più sa di non sapere. 
Quando è nato il genere homo? Siamo nati in Africa perché si sono ramificate le specie ominidi, noi siamo homo sapiens, recentissimo ramoscello laterale della storia evolutiva complessa di 6 milioni di anni.
La specie umana è giovane, è nata  duecento, trecentomila anni fa, 8000 generazioni in tutta la storia umana. I genetisti  sono riusciti a calcolare quanti esseri umani sono vissuti sulla terra: 108 miliardi di esseri umani dall’inizio della  nostra storia.
Quando l’homo sapiens è nato in Africa il mondo era abitato da altri umani, 5 specie umane diverse.
Perché siamo rimasti da soli come esseri umani? Il professore ci ha detto che tutto ciò è senza risposta!
Il primo che utilizza strumenti non è l’homo abilis. Quindi abbiamo un ulteriore sviluppo del cervello, non con quest’ultimo ma prima.
Si pensa che con un grande cervello si possano ottenere tecnologie complesse, ma questo è sbagliato invece.
Ha scritto Rita Levi Montalcini: «Se cercate un cervello perfetto lo troverete nelle formiche, ma tra le formiche non c’è nessun Shakespeare o  Leonardo  Da Vinci».
Poiché ciò di cui il cervello è capace non dipende da quanto è grande ma da quanto fittamente è connesso.
Perché c’erano altri umani? Non basta la dimensione del tempo, ma anche quella dello spazio. Popolazioni nascevano in Africa e poi migravano (instabilità climatica), non sapendo di espandersi essendo piccole popolazioni esse si frammentano e non si incontreranno mai più, si formano specie distinte (in moltissimo tempo).
Il bipedismo è il primo grande adattamento umano di 4 milioni di anni fa, viene però considerato una pessima idea dal punto di vista evolutivo, infatti siamo diventati bipedi per un vantaggio immediato, non futuro.
L’Homo erectus è ramificazione asiatica della prima espansione. Gli uomini della seconda ondata trovano i discendenti nella prima.
In seguito il professore Pievani ci pone una domanda: «Che fine hanno fatto gli altri esseri umani?»
Non sappiamo dare una spiegazione poiché abbiamo un gap della nostra evoluzione. Ma sappiamo che la terza uscita siamo noi, discendenti di due migrazioni precedenti. Pensare che ogni specie corrisponde ad un isolamento riproduttivo (Homo sapiens e Neanderthal non potevano generare bambini sani accoppiandosi tra di loro)  è sbagliato, possibili  invece sono le ibridazioni.
Il ritrovamento di un Capo villaggio sapiens morto 3.800 anni fa, che aveva dentro materiale genetico neandertaliano, è molto importante ed utile, poiché solo così è stato possibile ricostruire l’intero DNA anche di fossili risalenti a più di 100.000 anni fa.


Importanti anche le connessioni tra i rami degli alberi genealogici dopo le ibridazioni.
Nell’ondata finale, tutti gli umani scompaiono, rimaniamo solo noi. Siamo geneticamente identici per il 99% a qualsiasi essere umano nel mondo, perché siamo nati tutti da un piccolo gruppo. Le razze umane non esistono, poiché non c’è stato tempo per sviluppare differenze genetiche tali da parlare di razze.
Il Professore Pievani termina il Convegno dicendo: «Il successo demografico è avvenuto grazie al linguaggio; la purezza, invece, corrisponde alla debolezza genetica».

Francesca Spada - Benevento‌ ‌inArestabile…‌


VIRTUS‌ ‌ENTELLA‌ ‌(4-3-1-2):‌ ‌Contini,‌ ‌Coppolaro,‌ ‌Pellizzer,‌ ‌Mazzitelli,‌ ‌Sala,‌ ‌De‌ ‌Col,‌ ‌Paolucci‌ ‌(57’Chajia),‌ ‌Settembrini‌ ‌(42’‌ ‌De‌ ‌Luca‌ ‌M.),‌ ‌Schenetti,‌ ‌De‌ ‌Luca,‌ ‌Dezi‌ ‌(74’‌ ‌Toscano)
‌BENEVENTO‌ ‌(4-3-2-1):‌ ‌Montipò,‌ ‌Maggio,‌ ‌Barba,‌ ‌Caldirola,‌ ‌Letizia,‌ ‌Schiattarella,‌ ‌Hetemaj‌ ‌(82’‌ ‌Del‌ ‌Pinto),‌ ‌Moncini‌ ‌(74’‌ ‌Coda),‌ ‌Viola,‌ ‌Sau‌ ‌(70’‌ ‌Improta),‌ ‌Insigne
Reti:‌ ‌9’‌ ‌Sau,‌ ‌14’‌ ‌Insigne,‌ ‌25’‌ ‌Viola‌ ‌(R),‌ ‌85’‌ ‌Coda.‌
Ammoniti:‌ ‌24’‌ ‌Pellizzer.‌
Arbitro:‌ ‌Marini‌

Siamo‌ ‌alla‌ ‌25esima‌ ‌giornata‌ ‌del‌ ‌campionato‌ ‌della‌ ‌serie‌ ‌B,‌ ‌allo‌ ‌stadio‌ ‌comunale‌ ‌di‌ ‌‌C‌hiavari‌ ‌si‌ ‌affrontano‌ ‌la‌ ‌Virtus‌ ‌Entella‌ ‌e‌ ‌il‌ ‌Benevento;‌ ‌due‌ ‌squadre‌ ‌favorite‌ ‌per‌ ‌la‌ ‌serie‌ ‌A.‌ ‌I‌ ‌padroni‌ ‌di‌ ‌casa‌ ‌lottano‌ ‌per‌ ‌il‌ ‌posto‌ ‌nella‌ ‌zona‌ ‌play‌ ‌off,‌ ‌mentre‌ ‌la‌ ‌squadra‌ ‌ospite‌ ‌sembra‌ ‌già‌ ‌aver‌ ‌prenotato‌ ‌il‌ ‌suo‌ ‌posto‌ ‌nella‌ ‌massima‌ ‌serie.‌
Inzaghi‌ ‌torna‌ ‌con‌ ‌il‌ ‌modulo‌ ‌4-3-2-1‌ ‌confermando‌ ‌l’undici‌ ‌titolare‌ ‌della‌ ‌vittoria‌ ‌contro‌ ‌il‌ ‌Pordenone‌ ‌con‌ ‌il‌ ‌rientro‌ ‌di‌ ‌Schiattarella,‌ ‌l’Entella‌ ‌invece‌ ‌punta‌ ‌tutto‌ ‌sulla‌ ‌“zanzara”,‌ ‌Giuseppe‌ ‌De‌ ‌Luca,‌ ‌per‌ ‌cercare‌ ‌di‌ ‌qualificarsi‌ ‌ai‌ ‌play-off.‌
La‌ ‌‌partita‌‌ ‌inizia‌ ‌subito‌ ‌con‌ ‌un‌ ‌goal‌ ‌di‌ ‌Sau‌ ‌al‌ ‌9’‌ ‌sugli‌ ‌sviluppi‌ ‌di‌ ‌una‌ ‌rimessa‌ ‌laterale.‌ ‌Successivamente‌ ‌Insigne‌ ‌tenta‌ ‌il‌ ‌raddoppio‌ ‌ma‌ ‌non‌ ‌trova‌ ‌il‌ ‌tap‌ ‌in‌ ‌vincente‌ ‌di‌ ‌testa.‌ ‌Dopo‌ ‌soli‌ ‌5‌ ‌minuti‌ ‌del‌ ‌goal‌ ‌della‌ ‌Strega‌ ‌arriva‌ ‌il‌ ‌bis‌ ‌giallorosso‌ ‌con‌ ‌Insigne‌ ‌servito‌ ‌da‌ ‌un‌ ‌cross‌ ‌preciso‌ ‌di‌ ‌Viola.‌ ‌Al‌ ‌18’‌ ‌calcio‌ ‌di‌ ‌punizione‌ ‌per‌ ‌l’Entella,‌ ‌batte‌ ‌Paolucci‌ ‌che‌ ‌cerca‌ ‌la‌ ‌porta‌ ‌ma‌ ‌la‌ ‌palla‌ ‌si‌ ‌spegne‌ ‌sul‌ ‌fondo.‌ ‌Dati‌ ‌i‌ ‌due‌ ‌goal‌ ‌subiti‌ ‌dai‌ ‌padroni‌ ‌di‌ ‌casa,‌ ‌Mister‌ ‌Boscaglia‌ ‌chiede‌ ‌ai‌ ‌suoi‌ ‌di‌ ‌attaccare‌ ‌soprattutto‌ ‌a‌ ‌Schenetti.‌ ‌Sul‌ ‌calcio‌ ‌d’angolo‌ ‌battuto‌ ‌dal‌ ‌numero‌ ‌10‌ ‌del‌ ‌Benevento,‌ ‌Pellizzer‌ ‌commette‌ ‌fallo‌ ‌di‌ ‌trattenuta‌ ‌a‌ ‌Caldirola,‌ ‌il‌ ‌Benevento‌ ‌guadagna‌ ‌un‌ ‌calcio‌ ‌di‌ ‌rigore;‌ ‌con‌ ‌un‌ ‌tiro‌ ‌preciso‌ ‌di‌ ‌Viola‌ ‌la‌ ‌Strega‌ ‌regala‌ ‌ai‌ ‌suoi‌ ‌tifosi‌ ‌il‌ ‌tris.‌ ‌Nell’ultimo‌ ‌quarto‌ ‌d’ora‌ ‌la‌ ‌Virtus‌ ‌Entella‌ ‌inizia‌ ‌ad‌ ‌attaccare‌ ‌cercando‌ ‌la‌ ‌via‌ ‌del‌ ‌goal‌ ‌e‌ ‌facendo‌ ‌girare‌ ‌la‌ ‌testa‌ ‌alla‌ ‌difesa‌ ‌degli‌ ‌ospiti.‌ ‌L’Entella‌ ‌scende‌ ‌in‌ ‌zona‌ ‌d’attacco‌ ‌per‌ ‌sorprendere‌ ‌il‌ ‌Benevento‌ ‌ma‌ ‌la‌ ‌dominanza‌ ‌dei‌ ‌padroni‌ ‌di‌ ‌casa‌ ‌dura‌ ‌fino‌ ‌alla‌ ‌fine‌ ‌dei‌ ‌primi‌ ‌45‌ ‌minuti.‌ ‌Il‌ ‌signor‌ ‌Marini‌ ‌concede‌ ‌un‌ ‌minuto‌ ‌di‌ ‌recupero.‌‌ ‌Come‌ ‌ha‌ ‌dichiarato‌ ‌Sau:”‌‌ ‌Il‌ ‌campo‌ ‌di‌ ‌Chiavari‌ ‌è‌ ‌un‌ ‌campo‌ ‌difficile‌ ‌da‌ ‌giocare‌ ‌in‌ ‌cui‌ ‌basta‌ ‌un‌ ‌episodio‌ ‌per‌ ‌far‌ ‌riaprire‌ ‌la‌ ‌partita‌ ‌da‌ ‌parte‌ ‌dell’Entella.‌”‌ ‌
Inizia‌ ‌il‌ ‌secondo‌ ‌tempo‌ ‌con‌ ‌l’Entella‌ ‌che‌ ‌sta‌ ‌sotto‌ ‌di‌ ‌tre‌ ‌goal‌ ‌e‌ ‌all’ingresso‌ ‌in‌ ‌campo‌ ‌dagli‌ ‌spogliatoi‌ ‌cambia‌ ‌modulo‌ ‌con‌ ‌De‌ ‌Luca‌ ‌e‌ ‌Dezi‌ ‌davanti.‌ ‌Anche‌ ‌in‌ ‌questa‌ ‌partita‌ ‌per‌ ‌Mister‌ ‌Inzaghi‌ ‌saranno‌ ‌i‌ ‌cambi‌ ‌più‌ ‌difficili‌ ‌da‌ ‌scegliere‌ ‌dati‌ ‌i‌ ‌vari‌ ‌infortuni‌ ‌ancora‌ ‌non‌ ‌risolti.‌ ‌L’attacco‌ ‌del‌ ‌Benevento‌ ‌continua‌ ‌a‌ ‌correre‌ ‌verso‌ ‌la‌ ‌porta,‌ ‌la‌ ‌squadra‌ ‌capolista‌ ‌non‌ ‌si‌ ‌accontenta‌ ‌del‌ ‌tris;‌ ‌va ‌alla‌ ‌ricerca‌ ‌del‌ ‌poker.‌ ‌Al‌ ‌58’‌ ‌l’Entella‌ ‌guadagna‌ ‌un‌ ‌calcio‌ ‌di‌ ‌punizione,‌ ‌Schenetti‌ ‌tira‌ ‌e‌ ‌prende‌ ‌il‌ ‌secondo‌ ‌palo‌ ‌perdendo‌ ‌l’occasione‌ ‌di‌ ‌riaprire‌ ‌la‌ ‌partita.‌ ‌Inzaghi‌ ‌chiede‌ ‌ai‌ ‌suoi‌ ‌concentrazione‌ ‌poiché‌ ‌il‌ ‌Benevento‌ ‌sta‌ ‌offrendo‌ ‌varie‌ ‌occasioni‌ ‌‌importanti‌‌ ‌ai‌ ‌padroni‌ ‌di‌ ‌casa.‌ ‌Al‌ ‌59’‌ ‌Viola‌ ‌sfiora‌ ‌il‌ ‌4-0‌ ‌perso‌ ‌per‌ ‌qualche‌ ‌centimetro‌ ‌su‌ ‌un‌ ‌calcio‌ ‌di‌ ‌punizione.‌ ‌La‌ ‌strega‌ ‌continua‌ ‌a‌ ‌cercare‌ ‌il‌ ‌goal‌ ‌con‌ ‌Moncini‌ ‌che‌ ‌al‌ ‌66’‌ ‌salta‌ ‌la‌ ‌difesa‌ ‌dell’Entella‌ ‌e‌ ‌ci‌ ‌prova‌ ‌senza‌ ‌concretizzare‌ ‌l’azione.‌ ‌Al‌ ‌75’‌ ‌la‌ ‌squadra‌ ‌di‌ ‌Boscaglia‌ ‌inizia‌ ‌a‌ ‌calare‌ ‌i‌ ‌ritmi‌ ‌e‌ ‌al‌ ‌85’‌ ‌arriva‌ ‌il‌ ‌poker‌ ‌con‌ ‌il‌ ‌numero‌ ‌nove‌ ‌del‌ ‌Benevento.‌ ‌La‌ ‌partita‌ ‌termina‌ ‌senza‌ ‌alcun‌ ‌recupero‌ ‌con‌ ‌i‌ ‌biancocelesti‌ ‌che‌ ‌ce‌ ‌l’hanno‌ ‌messa‌ ‌tutta‌ ‌per‌ ‌stare‌ ‌al‌ ‌passo‌ ‌con‌ ‌i‌ ‌ritmi‌ ‌della‌ ‌capolista‌ ‌che‌ ‌ha‌ ‌dominato‌ ‌dal‌ ‌primo‌ ‌minuto‌ ‌questa‌ ‌partita.‌ ‌I‌ ‌giallorossi‌ ‌tornano‌ ‌a‌ ‌casa‌ ‌festeggiando‌ ‌altri‌ ‌tre‌ ‌punti‌ ‌per‌ ‌la‌ ‌scalata‌ ‌in‌ ‌serie‌ ‌A‌ ‌con‌ ‌il‌ ‌poker‌ ‌rifilato‌ ‌ai‌ ‌padroni‌ ‌di‌ ‌casa.


venerdì 21 febbraio 2020

Alberta Truppi - Le Olimpiadi di Filosofia


Al liceo classico Pietro Giannone, nel giorno sabato 15 Febbraio 2020, si è tenuta la fase iniziale, quella d'Istituto, della XXVIII edizione delle olimpiadi di filosofia. I partecipanti, due per classe, sono stati selezionati dal proprio docente della materia e, supervisionati dalla professoressa De Tomo e dal professore Ianaro, hanno dovuto confrontarsi con l'elaborazione di un saggio filosofico, in lingua Italiana o inglese, scegliendo tra le quattro tracce proposte.
 La prima, di ambito etico, citava una frase estrapolata dalla platonica Apologia di Socrate, all'interno della quale quest'ultimo afferma che un uomo non debba temere la morte, ma tener conto solo della malvagità o onestà delle proprie azioni, stimolando, così, una riflessione sulla giustizia. La seconda, di ambito gneosologico-teoretico, citazione della Metafisica di Aristotele, metteva in luce il desiderio naturale di conoscenza che l'uomo possiede. La terza, di ambito politico, si interrogava, attraverso L'uomo in rivolta di Albert Camus, sul significato della parola "no" per chi si oppone al sopruso. La quarta ed ultima, di ambito estetico, utilizzava le parole di Umberto Galimberti ne Il mistero della bellezza, per invitare alla riflessione sulla definizione di quest'ultima.
Un'esperienza estremamente formativa per i ragazzi delle prime, seconde e terze liceali, che, armati di dizionario, hanno dovuto, nelle due ore a disposizione, render conto delle proprie conoscenze filosofiche e linguistiche, della propria capacità di argomentare, e della propria originalità ideativa. I vincitori di questa fase, il cui saggio è stato elaborato in lingua italiana, dovranno affrontare quella regionale e nazionale, mentre per la lingua inglese si arriverà a quelle internazionali.

giovedì 20 febbraio 2020

Gaya Possumato - Tra queste note possenti


Tra queste note possenti
Risorge il mio dolore;
Nuova morte per me,
Vecchio e sgualcito cuore di giovane.
È qui che tutto finirà?
È qui che tutto comincerà?
Dicevano che avrei corso, 
Ma che ora il tempo avrebbe atteso
A fluire,
Non l’avrei sentito come sabbia
Che scorre tra le dita inesperte.
Ma eccomi qui,
Che son già grande:
L’unico istante presente,
Quello del “qui ed ora” , 
Quello non tornerà.
Hai sfiorito i nervi attorno al mio 
Piccolo muscolo cardiaco.
Non lo reggono più:
Palpiti, brividi, 
Le labbra livide di aurora novembrina.

Le tue mani calde tra i miei capelli 
Mi tengono stretta, 
Le stesse con cui mi fasciavi al petto,
Quando il mio ancora non sapeva
D’essere.
Diverge la forza: scompiglio di sensi.
Non ti amo più, 
Non c’è niente più che io possa imparare 
Da te.
Solo il ricordo di te,
Che una volta eri felice
Ed il ricordo di lei,
Che una volta - sempre - credeva. 
È qui che l’agoniato disio del paradiso
Si dissolve.
Tra le lacrime scivolano via gocce di speranza,
Ti rigano il viso.
È come ti vedrà in volto il tuo Dio, 
Se è, 
Quando vi giungerai.
Era un’oasi ciò che ora vedo
E che sempre più, 
Ai miei occhi tersi,
Appare come deserto,
Ma se li stropiccio un po’,
Sono in
fondo alla Geenna.

Li hai macchiati con la polvere fine 
Del tuo ego.
Inedia di anime: ti stringe i pugni
I tuoi occhi folli, 
(Ciechi inverosimile)
È solo te quel che vedono:
In me, in noi, tutto sa di te.
Afasia, solitudine. 
I miei ora ti cercano, ora ti evitano
Volgendosi al cielo.
Non ti vedo,
Dove sei?
Ti sei forse perso?
Ricordi ancora il profumo del caffè?
Puoi ripercorrere le briciole di felicità, 
Per tornare, finalmente, a casa?
Risate di infante, un nastro riavvolto...
Niente più. 
Amore, o Amore primordiale, dove sei?
Petti gremiti di vuoto
Infinite e lasse mani incoronano il capo:
Non perle, non gioielli,
Solo una vita da rincorrere 
Mi manchi, dove sei? 
Torna qui, voglio ancora sederti 
Sulle gambe
Voglio ancora sentirmi leggera 
Sul peso dei tuoi anni
Dove sei?
Il tuo cuore risucchiato in un avello.
Faccio per riprenderlo, 
Ma tu mi tieni, 
Domi i polsi bianchi.
Occhi sbraitanti,
Ti perdo, ti ci perdi...
Ti ricordi di me?

lunedì 17 febbraio 2020

Francesca Spada - Benevento sempre più in A... alto!


BENEVENTO (4-4-2) : Montipò, Letizia, Caldirola, Barba, Maggio, Improta, Insigne (89' Di Serio), Hetemaj, Viola, Sau (66' Del Pinto), Moncini (78' Coda). All. Inzaghi

PORDENONE (4-3-1-2) : Di Gregorio, Semenzato, Camporese, Bassoli, Gasbarro, Misuraca, Pasa, Mazzocco, Tremolada (61' Ciurria), Strizzolo (72' Chiaretti), Candellone (64' Burrai). All. Tesser

Reti: 37' Viola, 60' R. Insigne, 91' Bocalon

Ammoniti: 5' Strizzolo, 53' Hetemaj, 90' Bocaolon.

Arbitro: Maggioni di Lecco.

Spettatori: 10.225

Recupero: 1' pt, 4' st.

Alla 24esima giornata di serie B si affrontano allo stadio Ciro Vigorito di Benevento due formazioni che lottano per la promozione in massima serie. La formazione ospite, allenata da Attilio Tesser, arriva al Vigorito con una formazione del tutto rimaneggiata a causa di influenze e decide di schierare un 4-3-1-2 con una formazione molto cinica e avvantaggiata fisicamente. Dall'altra parte abbiamo un Benevento decimato da infortuni e squalifiche che costringe Mister Inzaghi a far fronte all'emergenza, schierando un 4-4-2 puntando su Improta e Moncini dal primo minuto. In panchina Inzaghi Ë costretto a chiamare dal vivaio del Benevento i giovani Pastina e Di Serio.

I primi trenta minuti il Benevento è costretto a sopperire le ripartenze dei neroverdi. Al 32', da una ripartenza, Strizzolo serve al limite dell'aria Tremolada che fa partire un forte tiro di sinistro sul quale il numero uno giallorosso si supera alzando la palla sopra la traversa. Il Pordenone batte il suo primo calcio d'angolo e arriva l’opportunità per portarsi in vantaggio, la palla arriva a Bassoli che manca il tap-in a due passi dalla linea di porta. Il Benevento comincia a manovrare la sua geometria di gioco bloccando sulle fasce le incursioni dei neroverdi. La prima risposta giallorossa è affidata a Moncini, il quale su un traversone dalla sinistra di Insigne di testa manda la palla di poco al lato. Le incursioni per via centrale del Pordenone non si fanno attendere e l' uomo più in forma e pericoloso per la retroguardia giallorossa resta l'ex Brescia Tremolada che ci prova ancora con un sinistro che esce di poco al lato.
Il Benevento non ci sta a subire le offensive e sblocca la gara al 37', da un fallo di Pasa su Caldirola al limite dell'area e costringe il signor Maggioni, arbiro dell'incontro, a decretare un calcio di punizione diretto. Sulla sfera il numero 10 del Benevento, Nicolas Viola, posiziona la palla e dopo una breve rincorsa, con un tocco magico, indirizza la palla nell'angolo alto alla sinistra di Di Gregorio.
Il pubblico di casa entusiasta comincia a incitare i suoi beniamini credendo nella vittoria.

Al rientro dagli spogliatoi, i due allenatori decidono di schierare le stesse formazioni del primo tempo. Il Benevento va subito alla ricerca del raddoppio con un tiro di sinistro di Moncini che viene parato in due tempi da Di Gregorio. Al decimo del secondo tempo viene annullato un goal di testa di Moncini per fuorigioco.
L'undici friulano comincia a credere nel pareggio con Mazzocco che dal limite prova anche lui a sorprendere Montipò, ma il tiro si perde sul fondo.
Mister Inzaghi comincia le sue geometrie e il Benevento raddoppia con Insigne su assist di Viola.
Il Pordenone cerca disperatamente di riportarsi in partita con un tiro di Mazzocco, con Montipò battuto, ma ci pensano i due pali a salvare la strega.
La partita ormai giunge al termine e Mister Inzaghi regala l'esordio tra i cadetti al giovane Di Serio.
Il Pordenone accorcia le distanze al 96' con un preciso colpo di testa dell'ex granata Bocalon.

Il pubblico euforico comincia cori inneggiando la vittoria del campionato.
Da ricordare a inizio partita l'omaggio della Curva Sud con una gigantografia al capitano giallorosso Carmelo Imbriani a sette anni dalla sua comparsa.
Con la vittoria odierna dei padroni di casa si allunga il distacco sulle inseguitrici.


domenica 16 febbraio 2020

Giorgia Calabrese - Convegno dei Lincei per una nuova scuola


Il 10 febbraio 2020 si è avuto il primo degli incontri dei “I Lincei per una nuova scuola” all’Università del Sannio, presso la Sala Rossa del Rettorato in piazza Guerrazzi. 
L’argomento dei Lincei per l’anno scolastico 2019/2020 è il rapporto tra Matematica e Filosofia.
L’obiettivo è formare ed indirizzare i docenti della scuola secondaria di II grado sugli aspetti fondamentali delle diverse discipline scientifiche rapportandole ai principi logico-matematici in modo da poterne poi discutere con gli allievi in classe, tutto per favorire l’apprendimento e la consapevolezza che vi è un rapporto molto stretto ed un’interconnessione perfetta tra la filosofia, l’algebra, la geometria e la matematica.
Ad inaugurare il programma è stato il Prof. Luiz Roberto Evangelista, fisico dell’Università di Maringà (Brasile), attualmente professore presso il Politecnico di Torino, con l’argomento La Mathesis Universalis di Descartes e Leibniz: dall’algebra e dalla geometria al calcolo quantistico.
Un argomento sicuramente difficile per noi studenti, ma illustrato brillantemente e simpaticamente dal  Professore, il quale spaziando da Aristotele, Galilei a Pitagora e Cartesio ha suscitato nei presenti notevole interesse.
Tra i professori del Liceo Classico “Giannone” di Benevento, che erano presenti all’incontro, vi era il Prof. di Matematica e Fisica, Franco Oliviero, al quale, terminato il convegno, ho fatto una domanda

Come un professore di matematica di un liceo classico si relaziona ai suoi alunni sapendo dei pregiudizi esistenti riguardo le materie scientifiche da ragazzi che hanno scelto indirizzi umanistici? 
Credo che il compito del docente sia principalmente quello di condurre gli studenti alla formazione di una conoscenza della disciplina e di sé, il più completa possibile, per arricchire la persona e liberarla da ogni genere di pregiudizio.
Quello che spesso riscontro tra i giovani che si accingono a frequentare il liceo classico è, appunto, la convinzione di “non essere portati per le materie scientifiche”, ignorando completamente che il fascino di queste discipline ha la stessa matrice di quelle umanistiche: il ragionamento ipotetico-deduttivo.
La convinzione “di non essere portati”, infondata quanto limitante, se non smontata rischia di creare muri insormontabili che ingabbiano, condizionando le scelte del futuro soprattutto professionale.
Mai è stato più appropriato il detto «la conoscenza rende gli uomini liberi». Ecco il mio ruolo e impegno quotidiano in questa scuola, vivaio di menti ben fatte e complete: abbattere quei muri di pregiudizio, facendo scoprire ai ragazzi il piacere di potersi fidare delle proprie capacità logiche, per conoscere le potenzialità di cui sono dotati, guidandoli alla scoperta del proprio talento.

Il prossimo appuntamento è fissato per  il 2 marzo dalle ore 15 alle ore 18, con il Professore Antonio Di Nola (Università di Salerno).
L’argomento che verrà trattato è La Matematica è un contrappunto





Natalia Ciullo - La Dormiente


Sei stesa di schiena, con il volto tuffato in un morbido groviglio arruffato appena sopra la tua spalla sinistra. Volgi lo sguardo a me che ti osservo, ma non vuoi posarti su di me, no. I tuoi occhi sono rivolti altrove, lontani, distanti dalla realtà, tanto che mi preoccuperei se non ti sapessi nelle braccia del tuo amato Morfeo. Dormi con gli occhi socchiusi, come a volerti destare a momenti da un sonno incerto, instabile, tumultuoso e nascondi il tuo corpo sotto le lenzuola, la tua protezione di neve. E quelle candide pieghe ti delineano le forme, accarezzano i piccoli piedi e salgono lungo le gambe sinuose, che forse accavalli nell’agitazione della notte, e, quasi centellinando di baci il morbido ventre, arrivano a sfiorare le tenere vette del petto e le braccia rannicchiate accanto al busto.
Tutt’intorno il mondo pare riscuotersi dal torpore del buio sotto un cielo che si sveste lentamente del nero, lava via la notte con un timido spruzzo di rugiada e sceglie quali colori sfoggiare al nuovo giorno che bussa alla porta. Prova tutte le sfumature esistenti quel frivolo cielo dubbioso, ma alla fine semplicemente indossa quelle che più gli vanno a genio al momento, prima che la successiva ora dell’alba gli imponga una nuova tinta che brama più vivacità della precedente. E proprio quando arrossisce all’arrivo del sole, i miei occhi faticano a osservarti come prima. La luce si scaglia alle tue spalle e ti getta in un’ombra bluastra. Non scorgo più i tuoi occhi, la cima del naso, i due impercettibili solchi che troneggiano le labbra, che anche non vedo, ma che ricordo bene carnose e precise, rosse di vino. Tra gli squillanti uccellini e il borbottare pacato del vento si nota soltanto la tua imponente sagoma di regina, di dea marmorea, scolpita nella roccia di alte montagne, a strapiombo sui boschi silenziosi ma brulicanti di vita, sui sentieri nascosti fra le dita delle tue mani, fra i capelli della tua chioma. Passerà ancora del tempo da questo tuo risveglio e il cinguettare dei pulcini in attesa della loro mamma sarà ancora il dolce sottofondo della mattinata di molte altre persone al di fuori di me nella città infreddolita che si accende ai tuoi piedi e desidera toccarti, accalcandosi in case, strade, vicoli, piazze, ma che nel momento in cui più si avvicina perde fiducia e, come all’amante tremano le gambe a vedere l’amata, così quella si sfolla, si fa rada e ti lascia in compagnia solo di piccoli paesi dalle mura di pietra. Tu non ti offendi e non ti sdegni ma li accogli, madre senza memoria che ama anche i torti dei figli. E così continui a fingere di dormire, socchiudendo ancora gli occhi che però ora son vigili, attenti alla vita che si sprigiona sotto di te.
Tornerai alle tranquille carezze del tuo amante solo dopo esserti cullata a sufficienza nella ninna nanna della tua bella città, quando le auto quindi si saranno stancate per questo giorno di mangiare l’asfalto, quando i bambini avranno abbandonato finalmente il pallone e qualcuno sotto le stelle avrà cominciato a fare l’amore, quando l’ultimo barista dell’ultimo bar avrà abbassato la saracinesca e le luci al neon si saranno spente anche nei vicoli più nascosti. Rimboccherai a quel punto le coperte a tutti e la notte calerà anche sui tuoi occhi stanchi per altre poche ore di sogno. Io resto sveglia ancora un po’ e ti spio. Cerco in te tracce della donna che sei stata, della vita che ti sei fatta scorrere addosso, che ti ha visto bimba, ragazza, donna bella e forte, forse mamma. Cerco tra il bianco sporco dei tuoi capelli sul cuscino qualche segno dell’oro d’un tempo. Ti immagino strega che abbraccia il noce con una danza delirante o dea trasformata in roccia per l’ira di una moglie tradita, rea forse di una colpa che, come molte donne, non ha nemmeno commesso. Oppure ti vedo eroina d’amore e di arco, vincitrice di uomini e belve che, vicina alla morte che porta all’oblio, ha preferito stendersi dolcemente accanto ai focolari delle case cittadine e lì diventare dormiente per l’eternità. 




venerdì 14 febbraio 2020

Marigrazia Casillo - Intervista a Leonardo Distaso


Ospite dell’ultimo degli incontri filosofici per l’anno scolastico 2019/2020, il professore Leonardo Distaso, docente di Estetica alla Federico II di Napoli, ha tenuto un incontro nel pomeriggio del 30 gennaio 2020, legato alla giornata della memoria, dal titolo “Auschwitz e la filosofia”. 
Incontro particolarmente incentrato sulla musica e la sua funzione nei campi.
«La musica» afferma Distaso «era presente nei campi. Ovviamente, molto più di quello che possiamo pensare. Tra i deportati vi erano sicuramente molti musicisti e compositori e ad Auschwitz venivano organizzate delle vere e proprie orchestre, fatte anche di donne. Si trattava di piccole pause all’interno di una situazione drammatica. Non era utilizzata come propaganda o altro, no, era un vero e proprio strumento di controllo sociale. Le SS che gestivano i campi fornivano questo tipo di attività a scopo di intrattenimento, dando ai prigionieri una vera e propria mezz’ora di distacco che allentasse le tensioni sociali, in modo da tenere a bada tutti. Tutti quelli che riuscivano ad arrivare alla sera, s’intende.».
Il professore, inoltre, sta curando un’opera dal titolo “Arte, utopia e antisemitismo in Richard Wagner”, dedicato al famoso compositore tedesco della fine dell’Ottocento e alla sottile vena giudeofobica che emerge in alcune delle sue opere.
«Ci sono delle tracce nelle opere di Wagner, ma i suoi scritti sono, innanzitutto, da analizzare. Da essi emerge un’idea della Germania, un’idea del popolo tedesco, una presa di posizione continua nei riguardi della situazione politica ad egli contemporanea e, all’interno di tutto questo, una profonda commissione tra una teoria dell’arte - della sua arte - e quella teoria socio-politica. Poi è, ovviamente, necessario comprendere le idee di Wagner, per evitare di vedere le sue opere come fini a sé stesse e non capirne il nesso con le sue condizioni sociali e politiche. Dentro le opere sono presenti dei momenti, delle situazioni, dei personaggi riconducibili al suo antisemitismo, come, ad esempio, i maestri cantori o anche lo stesso Siegfried o il Parsival, sua grande opera di cristianesimo ariano». 
Sul piano filosofico va fatta una distinzione tra i filosofi che, a seguito della Shoah, hanno percepito il cambiamento del pensiero filosofico (come Adorno, la Arendt, Jaspers, Derrida, Lévinas e molti altri, soprattutto tra i francofortesi e i francesi) e quelli che hanno fatto finta di niente.
«Questi» commenta Distaso «sono da denunciare. Il pensiero non può vagolare nella dimensione dell’astratto e del puro, in una sorta di vagheggiamento mistico. Parliamo di filosofi comunque molto importanti per la storia della filosofia, come lo stesso Heidegger.».
Sulla tematica del razzismo e del suo rapporto col ricordare gli orrori del passato, Distaso è tassativo.
«Non basta ricordare» afferma «bisogna ricordare, sì, ma con consapevolezza. La teoria del “se qualcosa di così terribile è accaduto allora non accadrà di nuovo” è falsa. Tutto ciò che è successo si può ripetere ed è necessario vigilare perché può davvero accadere a chiunque. La memoria deve essere accompagnata dall’istruzione e dall’educazione, anche e soprattutto sociale e politica. Non si tratta solo di aderire a una parte politica, la politica è quella che si fa nella società civile, nel contesto in cui siamo. La scuola è politica e la sua vita sociale nelle sue forme è ugualmente politica. Senza comprendere questo, finiamo col percepire la politica come una cosa lontana, della quale si occupano persone men che mai interessate ed è proprio questa la giustificazione del loro comportamento. Possiamo essere responsabili del comportamento dei politici solo essendo anche noi politici e dobbiamo essere politici sempre, anche nella sfera privata. Se avviene una separazione tra spazi politici, allora questo vuol dire pensare una società sotto il controllo di forme di dominio. L’unico momento vero e serio è il momento politico. E l’unico strumento che hanno per controllarci è quello di convincerci a non occuparci di politica, a lasciar fare a loro ed è esattamente questo che dobbiamo evitare. Bisogna che riprendiamo il controllo della nostra sfera politica, altrimenti il nostro senso di impotenza dipenderà sempre dal nostro essere stati svuotati delle nostre stesse responsabilità. Proprio perché tutto sembra organizzato e funzionale. E non è vero niente».

Mariagrazia Casillo


Leonardo Distaso è stato ospite di Gnoti seauton, il ciclo di incontri filosofici del Liceo Giannone.

Già in passato ospite del Giannone, docente di Estetica alla Federico II di Napoli, Leonardo Distaso ha trattato, nel corso della sua lunga e prestigiosa attività di ricerca, numerosi temi e pensatori, da Wittgenstein ad Heidegger e partecipato a seminari e convegni in Svizzera, in Francia, negli Stati Uniti e, naturalmente, in Italia.

Conoscitore della storia dell’estetica moderna e contemporanea, ha approfondito i legami tra la teoria musicale di Arnold Schönberg e le radici ebraiche della musica pantonale e dodecafonica per giungere alla musica contemporanea e alle sue relazioni con la filosofia.
Dopo l'abbandono degli studi heideggeriani, a causa del riconoscimento che gli esiti del suo pensiero hanno una profonda affinità con i disastri teorici e storici della rivoluzione conservatrice e del pensiero reazionario novecentesco, le sue ricerche più recenti hanno coinvolto autori quali F. Nietzsche, W. Benjamin e T. W. Adorno e l'intero ambito della Scuola di Francoforte, in una riflessione intorno all'arte e all’estetica moderne e ai loro rapporti con la società.
Originali sono le sue indagini sulle relazioni tra arti figurative e musica, tra visione e ascolto, come testimoniato dall’attenzione rivolta a problematiche che riguardano il senso della Shoah e dell'antisemitismo per il pensiero contemporaneo, fino a delineare un ambito di ricerche a metà strada tra arte e politica. In questo percorso s’inserisce la questione “Auschwitz”, che Distaso affronterà anche nell’incontro al Giannone.
Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo:
Il veleno del commediante. Arte, utopia e antisemitismo in Richard Wagner (scritto insieme a Ruggero Taradel), Ombre corte, Verona 2017, con un saggio dal titolo: Richard Wagner, o il crepuscolo dell’idolo. Tra antisemitismo e antimodernità.
Musica per l'abisso. La via di Terezìn. Un'indagine storica ed estetica 1933-1945, (insieme a Ruggero Taradel), Mimesis Edizioni, Milano 2014, con un saggio dal titolo: Opera incerta e opera disperata.
Da Dioniso al Sinai. Saggi di filosofia della musica, Albo Versorio, Milano 2011.
L’altro altrimenti possibile: sul pensare contro se stesso. Un dialogo tra Primo Levi e Theodor W. Adorno, in “Bollettino filosofico”, L’altro, lo straniero, l’ospite, n. 34, 2019.
La falsa autonomia del dramma wagneriano. Note sul Wagner di Adorno, in “Abbasso il Tango e Parsifal!”. Wagner in Italia 1914-1945, a cura di P.C. Bontempelli e O. Bossini, Istituto Italiano di Studi Germanici, Roma 2019.
L’idea di resistenza (estetica) nella Teoria estetica di Adorno, in La resistenza estetica in musica. Esempi e riflessioni, Pisa University Press, Pisa 2018.