“E’ proprio dalle cose
discorde che viene fuori una perfetta armonia.”
Eraclito
Il 21 febbraio 2020 si è svolto
presso il teatro cinema San Marco di Benevento il quarto incontro del Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione
culturale filosofica “Stregati da Sophia”. Ad intervenire erano il Rettore
dell’Università degli Studi del Sannio, Gerardo Canfora, e il professore
filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani, esperto di Darwin non ortodosso e dogmatico, come detto da Canfora.
Il professore Pievani ricopre la prima cattedra italiana di
Filosofia delle scienze biologiche presso il Dipartimento di Biologia
dell'Università degli Studi di Padova. Dopo la laurea in filosofia della
Scienza conseguita presso l'Università degli Studi di Milano si è specializzato
negli Stati Uniti d’America con un Dottorato e post-dottorato in Biologia evolutiva e
Filosofia della Biologia.
Pievani ci dice che l’evoluzione
di Darwin può aiutare a spiegare qualcosa, però non può spiegare tutto.
Se vogliamo capire la natura
umana un solo sapere è insufficiente, bisogna interconnettere le varie
discipline per comprendere tanto. Il filosofo serve per fare modelli,
analizzare termini nel campo delle discipline scientifiche. Per questo Pievani ha
scelto di studiare ed approfondire la
Filosofia della Biologia.
Chi si occupa di evoluzione umana
deve rivedere negli ultimi anni la propria idea poiché esistono tantissime modifiche
e poiché quando viene “smontato” un concetto si innescano molte altre domande e quindi sono necessarie risposte soddisfacenti.
L’evoluzione non è una catena
lineare, icona ottocentesca, vittoriana del processo (una specie per volta sostituisce la precedente). C’è un albero
filogenetico, genealogico, da leggere dal basso verso l’alto.
Le scimmie sono nostri cugini con
cui abbiamo avuto un antenato in comune. Da quando ci siamo separati da questo
antenato comune sono esistite 26 diverse specie umane.
La scienza è un impresa
conoscitiva, si accumulano conoscenze;
ognuno più si accorge che manca qualcosa, più sa di non
sapere.
Quando è nato il genere homo? Siamo nati in Africa perché si sono
ramificate le specie ominidi, noi siamo homo sapiens, recentissimo ramoscello
laterale della storia evolutiva complessa di 6 milioni di anni.
La specie umana è giovane, è
nata duecento, trecentomila anni fa, 8000
generazioni in tutta la storia umana. I genetisti sono riusciti a calcolare quanti esseri umani
sono vissuti sulla terra: 108 miliardi di esseri umani dall’inizio della nostra storia.
Quando l’homo sapiens è nato in
Africa il mondo era abitato da altri umani, 5 specie umane diverse.
Perché siamo rimasti da soli come
esseri umani? Il professore ci ha detto che tutto ciò è senza risposta!
Il primo che utilizza strumenti
non è l’homo abilis. Quindi abbiamo un ulteriore sviluppo del cervello, non con
quest’ultimo ma prima.
Si pensa che con un grande cervello
si possano ottenere tecnologie complesse, ma questo è sbagliato invece.
Ha scritto Rita Levi Montalcini: «Se cercate un cervello perfetto lo troverete
nelle formiche, ma tra le formiche non c’è nessun Shakespeare o Leonardo
Da Vinci».
Poiché ciò di cui il cervello è
capace non dipende da quanto è grande ma da quanto fittamente è connesso.
Perché c’erano altri umani? Non
basta la dimensione del tempo, ma anche quella dello spazio. Popolazioni
nascevano in Africa e poi migravano (instabilità climatica), non sapendo di
espandersi essendo piccole popolazioni esse si frammentano e non si
incontreranno mai più, si formano specie distinte (in moltissimo tempo).
Il bipedismo è il primo grande
adattamento umano di 4 milioni di anni fa, viene però considerato una pessima
idea dal punto di vista evolutivo, infatti siamo diventati bipedi per un
vantaggio immediato, non futuro.
L’Homo erectus è ramificazione
asiatica della prima espansione. Gli uomini della seconda ondata trovano i
discendenti nella prima.
In seguito il professore Pievani ci
pone una domanda: «Che fine hanno fatto
gli altri esseri umani?»
Non sappiamo dare una spiegazione
poiché abbiamo un gap della nostra evoluzione. Ma sappiamo che la terza uscita
siamo noi, discendenti di due migrazioni precedenti. Pensare che ogni specie
corrisponde ad un isolamento riproduttivo (Homo
sapiens e Neanderthal non potevano generare bambini sani accoppiandosi tra di
loro) è sbagliato, possibili invece sono le ibridazioni.
Il ritrovamento di un Capo villaggio sapiens morto 3.800 anni
fa, che aveva dentro materiale genetico neandertaliano, è molto importante ed
utile, poiché solo così è stato possibile ricostruire l’intero DNA anche di
fossili risalenti a più di 100.000 anni fa.
Importanti anche le connessioni
tra i rami degli alberi genealogici dopo le ibridazioni.
Nell’ondata finale, tutti gli
umani scompaiono, rimaniamo solo noi. Siamo geneticamente identici per il 99% a
qualsiasi essere umano nel mondo, perché siamo nati tutti da un piccolo gruppo.
Le razze umane non esistono, poiché non c’è stato tempo per sviluppare differenze
genetiche tali da parlare di razze.
Il Professore Pievani termina il
Convegno dicendo: «Il successo
demografico è avvenuto grazie al linguaggio; la purezza, invece, corrisponde
alla debolezza genetica».
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