martedì 25 febbraio 2020

Giorgia Calabrese - Armonie di saperi per capire l’evoluzione umana



E’ proprio dalle cose discorde che viene fuori una perfetta armonia.”
Eraclito

Il 21 febbraio 2020 si è svolto presso il teatro cinema San Marco di Benevento il quarto incontro del  Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione culturale filosofica “Stregati da Sophia”. Ad intervenire erano il Rettore dell’Università degli Studi del Sannio, Gerardo Canfora, e il professore filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani, esperto di Darwin non ortodosso e dogmatico, come detto da Canfora.
Il professore Pievani  ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle scienze biologiche presso il Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova. Dopo la laurea in filosofia della Scienza conseguita presso l'Università degli Studi di Milano si è specializzato negli Stati Uniti d’America con un Dottorato e post-dottorato in Biologia evolutiva e Filosofia della Biologia.
Pievani ci dice che l’evoluzione di Darwin può aiutare a spiegare qualcosa, però non può spiegare tutto.
Se vogliamo capire la natura umana un solo sapere è insufficiente, bisogna interconnettere le varie discipline per comprendere tanto. Il filosofo serve per fare modelli, analizzare termini nel campo delle discipline scientifiche. Per questo Pievani ha scelto  di studiare ed approfondire la Filosofia della Biologia.
Chi si occupa di evoluzione umana deve rivedere negli ultimi anni la propria idea poiché esistono tantissime modifiche e poiché quando viene “smontato” un concetto si innescano molte  altre domande e quindi sono necessarie  risposte soddisfacenti.
L’evoluzione non è una catena lineare, icona ottocentesca, vittoriana del processo (una specie per volta sostituisce la precedente). C’è un albero filogenetico, genealogico, da leggere dal basso verso l’alto.
Le scimmie sono nostri cugini con cui abbiamo avuto un antenato in comune. Da quando ci siamo separati da questo antenato comune sono esistite 26 diverse specie umane.
La scienza è un impresa conoscitiva,  si  accumulano conoscenze;  ognuno più  si  accorge che manca qualcosa, più sa di non sapere. 
Quando è nato il genere homo? Siamo nati in Africa perché si sono ramificate le specie ominidi, noi siamo homo sapiens, recentissimo ramoscello laterale della storia evolutiva complessa di 6 milioni di anni.
La specie umana è giovane, è nata  duecento, trecentomila anni fa, 8000 generazioni in tutta la storia umana. I genetisti  sono riusciti a calcolare quanti esseri umani sono vissuti sulla terra: 108 miliardi di esseri umani dall’inizio della  nostra storia.
Quando l’homo sapiens è nato in Africa il mondo era abitato da altri umani, 5 specie umane diverse.
Perché siamo rimasti da soli come esseri umani? Il professore ci ha detto che tutto ciò è senza risposta!
Il primo che utilizza strumenti non è l’homo abilis. Quindi abbiamo un ulteriore sviluppo del cervello, non con quest’ultimo ma prima.
Si pensa che con un grande cervello si possano ottenere tecnologie complesse, ma questo è sbagliato invece.
Ha scritto Rita Levi Montalcini: «Se cercate un cervello perfetto lo troverete nelle formiche, ma tra le formiche non c’è nessun Shakespeare o  Leonardo  Da Vinci».
Poiché ciò di cui il cervello è capace non dipende da quanto è grande ma da quanto fittamente è connesso.
Perché c’erano altri umani? Non basta la dimensione del tempo, ma anche quella dello spazio. Popolazioni nascevano in Africa e poi migravano (instabilità climatica), non sapendo di espandersi essendo piccole popolazioni esse si frammentano e non si incontreranno mai più, si formano specie distinte (in moltissimo tempo).
Il bipedismo è il primo grande adattamento umano di 4 milioni di anni fa, viene però considerato una pessima idea dal punto di vista evolutivo, infatti siamo diventati bipedi per un vantaggio immediato, non futuro.
L’Homo erectus è ramificazione asiatica della prima espansione. Gli uomini della seconda ondata trovano i discendenti nella prima.
In seguito il professore Pievani ci pone una domanda: «Che fine hanno fatto gli altri esseri umani?»
Non sappiamo dare una spiegazione poiché abbiamo un gap della nostra evoluzione. Ma sappiamo che la terza uscita siamo noi, discendenti di due migrazioni precedenti. Pensare che ogni specie corrisponde ad un isolamento riproduttivo (Homo sapiens e Neanderthal non potevano generare bambini sani accoppiandosi tra di loro)  è sbagliato, possibili  invece sono le ibridazioni.
Il ritrovamento di un Capo villaggio sapiens morto 3.800 anni fa, che aveva dentro materiale genetico neandertaliano, è molto importante ed utile, poiché solo così è stato possibile ricostruire l’intero DNA anche di fossili risalenti a più di 100.000 anni fa.


Importanti anche le connessioni tra i rami degli alberi genealogici dopo le ibridazioni.
Nell’ondata finale, tutti gli umani scompaiono, rimaniamo solo noi. Siamo geneticamente identici per il 99% a qualsiasi essere umano nel mondo, perché siamo nati tutti da un piccolo gruppo. Le razze umane non esistono, poiché non c’è stato tempo per sviluppare differenze genetiche tali da parlare di razze.
Il Professore Pievani termina il Convegno dicendo: «Il successo demografico è avvenuto grazie al linguaggio; la purezza, invece, corrisponde alla debolezza genetica».

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