venerdì 14 febbraio 2020

Marigrazia Casillo - Intervista a Leonardo Distaso


Ospite dell’ultimo degli incontri filosofici per l’anno scolastico 2019/2020, il professore Leonardo Distaso, docente di Estetica alla Federico II di Napoli, ha tenuto un incontro nel pomeriggio del 30 gennaio 2020, legato alla giornata della memoria, dal titolo “Auschwitz e la filosofia”. 
Incontro particolarmente incentrato sulla musica e la sua funzione nei campi.
«La musica» afferma Distaso «era presente nei campi. Ovviamente, molto più di quello che possiamo pensare. Tra i deportati vi erano sicuramente molti musicisti e compositori e ad Auschwitz venivano organizzate delle vere e proprie orchestre, fatte anche di donne. Si trattava di piccole pause all’interno di una situazione drammatica. Non era utilizzata come propaganda o altro, no, era un vero e proprio strumento di controllo sociale. Le SS che gestivano i campi fornivano questo tipo di attività a scopo di intrattenimento, dando ai prigionieri una vera e propria mezz’ora di distacco che allentasse le tensioni sociali, in modo da tenere a bada tutti. Tutti quelli che riuscivano ad arrivare alla sera, s’intende.».
Il professore, inoltre, sta curando un’opera dal titolo “Arte, utopia e antisemitismo in Richard Wagner”, dedicato al famoso compositore tedesco della fine dell’Ottocento e alla sottile vena giudeofobica che emerge in alcune delle sue opere.
«Ci sono delle tracce nelle opere di Wagner, ma i suoi scritti sono, innanzitutto, da analizzare. Da essi emerge un’idea della Germania, un’idea del popolo tedesco, una presa di posizione continua nei riguardi della situazione politica ad egli contemporanea e, all’interno di tutto questo, una profonda commissione tra una teoria dell’arte - della sua arte - e quella teoria socio-politica. Poi è, ovviamente, necessario comprendere le idee di Wagner, per evitare di vedere le sue opere come fini a sé stesse e non capirne il nesso con le sue condizioni sociali e politiche. Dentro le opere sono presenti dei momenti, delle situazioni, dei personaggi riconducibili al suo antisemitismo, come, ad esempio, i maestri cantori o anche lo stesso Siegfried o il Parsival, sua grande opera di cristianesimo ariano». 
Sul piano filosofico va fatta una distinzione tra i filosofi che, a seguito della Shoah, hanno percepito il cambiamento del pensiero filosofico (come Adorno, la Arendt, Jaspers, Derrida, Lévinas e molti altri, soprattutto tra i francofortesi e i francesi) e quelli che hanno fatto finta di niente.
«Questi» commenta Distaso «sono da denunciare. Il pensiero non può vagolare nella dimensione dell’astratto e del puro, in una sorta di vagheggiamento mistico. Parliamo di filosofi comunque molto importanti per la storia della filosofia, come lo stesso Heidegger.».
Sulla tematica del razzismo e del suo rapporto col ricordare gli orrori del passato, Distaso è tassativo.
«Non basta ricordare» afferma «bisogna ricordare, sì, ma con consapevolezza. La teoria del “se qualcosa di così terribile è accaduto allora non accadrà di nuovo” è falsa. Tutto ciò che è successo si può ripetere ed è necessario vigilare perché può davvero accadere a chiunque. La memoria deve essere accompagnata dall’istruzione e dall’educazione, anche e soprattutto sociale e politica. Non si tratta solo di aderire a una parte politica, la politica è quella che si fa nella società civile, nel contesto in cui siamo. La scuola è politica e la sua vita sociale nelle sue forme è ugualmente politica. Senza comprendere questo, finiamo col percepire la politica come una cosa lontana, della quale si occupano persone men che mai interessate ed è proprio questa la giustificazione del loro comportamento. Possiamo essere responsabili del comportamento dei politici solo essendo anche noi politici e dobbiamo essere politici sempre, anche nella sfera privata. Se avviene una separazione tra spazi politici, allora questo vuol dire pensare una società sotto il controllo di forme di dominio. L’unico momento vero e serio è il momento politico. E l’unico strumento che hanno per controllarci è quello di convincerci a non occuparci di politica, a lasciar fare a loro ed è esattamente questo che dobbiamo evitare. Bisogna che riprendiamo il controllo della nostra sfera politica, altrimenti il nostro senso di impotenza dipenderà sempre dal nostro essere stati svuotati delle nostre stesse responsabilità. Proprio perché tutto sembra organizzato e funzionale. E non è vero niente».

Mariagrazia Casillo


Leonardo Distaso è stato ospite di Gnoti seauton, il ciclo di incontri filosofici del Liceo Giannone.

Già in passato ospite del Giannone, docente di Estetica alla Federico II di Napoli, Leonardo Distaso ha trattato, nel corso della sua lunga e prestigiosa attività di ricerca, numerosi temi e pensatori, da Wittgenstein ad Heidegger e partecipato a seminari e convegni in Svizzera, in Francia, negli Stati Uniti e, naturalmente, in Italia.

Conoscitore della storia dell’estetica moderna e contemporanea, ha approfondito i legami tra la teoria musicale di Arnold Schönberg e le radici ebraiche della musica pantonale e dodecafonica per giungere alla musica contemporanea e alle sue relazioni con la filosofia.
Dopo l'abbandono degli studi heideggeriani, a causa del riconoscimento che gli esiti del suo pensiero hanno una profonda affinità con i disastri teorici e storici della rivoluzione conservatrice e del pensiero reazionario novecentesco, le sue ricerche più recenti hanno coinvolto autori quali F. Nietzsche, W. Benjamin e T. W. Adorno e l'intero ambito della Scuola di Francoforte, in una riflessione intorno all'arte e all’estetica moderne e ai loro rapporti con la società.
Originali sono le sue indagini sulle relazioni tra arti figurative e musica, tra visione e ascolto, come testimoniato dall’attenzione rivolta a problematiche che riguardano il senso della Shoah e dell'antisemitismo per il pensiero contemporaneo, fino a delineare un ambito di ricerche a metà strada tra arte e politica. In questo percorso s’inserisce la questione “Auschwitz”, che Distaso affronterà anche nell’incontro al Giannone.
Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo:
Il veleno del commediante. Arte, utopia e antisemitismo in Richard Wagner (scritto insieme a Ruggero Taradel), Ombre corte, Verona 2017, con un saggio dal titolo: Richard Wagner, o il crepuscolo dell’idolo. Tra antisemitismo e antimodernità.
Musica per l'abisso. La via di Terezìn. Un'indagine storica ed estetica 1933-1945, (insieme a Ruggero Taradel), Mimesis Edizioni, Milano 2014, con un saggio dal titolo: Opera incerta e opera disperata.
Da Dioniso al Sinai. Saggi di filosofia della musica, Albo Versorio, Milano 2011.
L’altro altrimenti possibile: sul pensare contro se stesso. Un dialogo tra Primo Levi e Theodor W. Adorno, in “Bollettino filosofico”, L’altro, lo straniero, l’ospite, n. 34, 2019.
La falsa autonomia del dramma wagneriano. Note sul Wagner di Adorno, in “Abbasso il Tango e Parsifal!”. Wagner in Italia 1914-1945, a cura di P.C. Bontempelli e O. Bossini, Istituto Italiano di Studi Germanici, Roma 2019.
L’idea di resistenza (estetica) nella Teoria estetica di Adorno, in La resistenza estetica in musica. Esempi e riflessioni, Pisa University Press, Pisa 2018.


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