sabato 7 marzo 2020

Gaya Possumato - 50 anni con "Let it be"


6 marzo, 1970: i Beatles pubblicano Let it be, l’ultimo brano prima dello scioglimento ufficiale della band. 
Il pezzo nasce nel 1968, grazie all’ispirazione della madre di Paul McCartney, Mary, morta di cancro quando lui aveva solo quattordici anni, che, apparsagli in sogno, lo conforta, con “parole di saggezza” e lo invita a non lasciarsi soffocare dalle amarezze, a “lasciar andare”. 
«Una canzone positiva; mia madre era venuta nei miei sogni per rassicurarmi mentre ero ansioso e paranoico, per dirmi che sarebbe andato tutto bene. In quel momento mi sono convinto sarebbe davvero andata così» dice McCartney.
Le tensioni che affliggevano Paul, rinvigoritesi in seguito alla morte di Brian Epstein, riguardavano l’atmosfera venutasi a creare all’interno della band: Harrison soffriva dello strapotere degli altri due autori, Lennon era perso in mille altri progetti paralleli e nel suo amore incondizionato per Yoko, che lo portò ad allontanarsi sempre più dagli altri membri. McCartney costituiva la sola cariatide a sostegno del  maestoso tempio beatlesiano, mettendo in piedi nuovi progetti, come un film fatto con le riprese della band a lavoro sul nuovo disco, o un concerto, per riscaldare le folle, dopo anni, con un’esibizione dal vivo. 
Purtroppo, se le idee innovative di Paul non fallirono immediatamente del tutto, portarono ad un lento naufragio della band, in quanto le riprese del film non fecero che accentuare le tensioni preesistenti, e la lavorazione del disco, provvisoriamente intitolato Get Back, fu sospesa. 
È, dunque, significativo che nei primi di gennaio, quando la band lavora al film negli studi cinematografici di Twickenham,  Let it be è tra le prime canzoni che provano. Oltre al fatto che McCartney fosse il motore, al tempo, all’interno del gruppo, e che dunque spingesse gli altri con i propri brani, c’è la questione della disarmonia tra di loro, di cui il brano è il lucido specchio. 
Inizialmente McCartney si impegna nel seguire il consiglio della madre, combatte le avversità del gruppo e fa di tutto pur di tenerlo ancora insieme, alla fine molla e lascia che le cose facciano il proprio corso, ottenendo così, un ultimo magico incontro, in cui i Beatles incidono il capolavoro assoluto di Abbey Road, solo pochi mesi dopo. Let it be diventerà il titolo del loro ultimo album in ordine di uscita, pubblicato dopo la fine della band. 
Inimmaginabile un mondo, per l’impatto che il brano ha avuto nella storia, come quello che provocatoriamente suggerisce Danny Boyle nella sua ultima commedia Yesterday, in cui Paul McCartney, giunto in studio a Abbey Road, prova a far ascoltare la sua nuova canzone agli altri membri della band e nessuno lo ascolta. Probabilmente i Beatles non l’avrebbero mai incisa, o Paul l’avrebbe realizzata in seguito, con i Wings.
Nonostante il velato senso di angoscia della canzone, essa, preziosa gemma melodica, carica di gospel, trasmette il suo profondo senso di speranza, che conclude la storia dei “favolosi quattro” in maniera religiosamente romantica. 
La musica e - l’arte in genere - sarà sempre capace di fungere da “vaccino” contro la paura (anche in casi di epidemie, come quella che stiamo vivendo) che trova riposo tra le note speranzose dei capolavori di sempre, tra le note, in questo caso, di un sogno che è divenuto musica.








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