martedì 25 maggio 2021

Sofia Giangregorio - EUROVISION: open up to each other

 


Nel secondo dopo guerra, mentre i paesi europei erano impegnati nella ricostruzione delle proprio città, si era in cerca di un espediente efficace per lasciarsi alle spalle il crudo e doloroso trascorso della guerra; a tal proposito, il caso volle che, proprio in quel tempo, la televisione stava muovendo i primi passi. Nell’esigenza di coinvolgere tutte le nazioni in un nuovo unico progetto, il 19 ottobre 1955, il direttore generale dell’UER (Unione Europea di Radiodiffusione) del tempo, Marcel Bezeçon, sotto consiglio del drammaturgo e giornalista italiano Sergio Pugliese, diede vita alll’Eurovision Song Contest (ESC): un festival musicale internazionale che si colloca al secondo posto, dopo le competizioni sportive, per longevità e seguito mondiale; a tale proposito, alla competizione è coinvolta anche l’Australia, a causa dell’altissimo numero di ascolti, ma con una sottile differenza: se questa dovesse vincere, l’evento successivo verrà ospitato ugualmente in Europa.

La competizione si svolge tra artisti in rappresentanza di ciascun Paese (per l’Italia, partecipa il/i vincitore/i del Festival di Sanremo) e, dal 2008, prevede due semifinali; alle finali, accedono direttamente le prime 10 classificate di ciascuna serata, la nazione ospitante e le Big 5 (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna, le nazioni che più sostengono economicamente l’UER); la giuria di ogni nazione (composta da 5 persone obbligatoriamente coinvolte a qualche titolo con il mondo della musica) può assegnare un punteggio da 0 a 12, che va poi a sommarsi al televoto degli spettatori (di ugual valore) ma è vietato votare per la propria nazione; il paese ad accaparrarsi la vittoria ospiterà la manifestazione l’anno successivo. La prima edizione del festival si tenne nel maggio del 1956 presso il teatro Kursaal di Lugano, in Svizzera, con la partecipazione di soli 7 paesi (Italia, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio, Germania Ovest, Francia e Lussemburgo) per la mancata iscrizione di altri, e si coronò con la vittoria dei padroni di casa con Refrain di Lys Assia. Nel corso dei decenni, numerosissime regole sono state aggiunte al regolamento nei riguardi di cantanti, canzoni, televoto ed emittenti, tra cui la durata massima di 3 minuti per brano e l’obbligo di aver raggiunto l’età adulta per partecipare alle votazioni. La competizione, ad oggi, si svolge da oltre 60 anni annualmente (ad eccezione del 2020, anno in cui la manifestazione fu impossibilitata a causa dell’emergenza covid-19): quest’anno, l’Eurovision si è svolto a Rotterdam, nei Paesi Bassi, e, a distanza di 31 anni con Toto Cutugno, l’Italia si è aggiudicata la vittoria con i Måneskin, gruppo rock formatosi a Roma nel 2016 e composto da quattro giovanissimi ragazzi (Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio) che, nel giro di 3 anni, hanno raggiunto la notorietà grazie al loro debutto nell’undicesima edizione di X Factor nel 2017 e alla vittoria del Festival di Sanremo nel febbraio di quest’anno con il brano Zitti e Buoni, acclamato da tutta Europa per la sua freschezza e la sua grinta, senza tralasciare il potente anticonformismo espresso in un testo che va contro le tendenze del momento e lascia spazio ad un autentico desiderio di ribellione. Zitti e Buoni ha superato le proposte di Francia e Svizzera con 524 punti in classifica, e si è distinta per la sua diversità rispetto ai brani portati in precedenza dall’Italia, lasciando tutti piacevolmente colpiti. Il pezzo, tuttavia, a causa di una regola istituita nel 2012, è stato soggetto a censura, in quanto presenti parole volgari, ma è stato pubblicato nella sua versione integrale sul canale ufficiale del festival. Per dei ragazzi talentuosi che hanno iniziato il loro percorso per le strade romane, un successo del genere è una soddisfazione stupefacente che loro stessi hanno accolto con singolare umiltà, ed il nostro Paese ha certamente beneficiato di una tale visibilità mediatica mondiale. Per un’Italia conservatrice e vecchio stile, invece, questo traguardo è simbolo di novità e progresso, e, i vincitori, tutti tacchi e unghie smaltate, si fanno paladini della libertà di espressione con un’esibizione senza paragoni; sarà forse arrivato il momento di aprire gli occhi e lasciarsi travolgere da quest’ondata di innovazione? Ancora una volta, si può affermare con certezza: l’Italia è dei giovani!

Sofia Giangregorio


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