sabato 29 maggio 2021

Francesca Pucillo - Asterisco: uguaglianza o retrocessione

 


Nell’ultimo periodo, i social sono stati investiti da questo nuovo fenomeno mediatico: l’utilizzo degli asterischi alla fine delle parole che esprimono un genere (come bello o bella, quelli o quelle), con l’obiettivo di non farne prevalere uno solo, nel caso della nostra lingua, quello maschile, ma conferendo ad entrambi un’uguaglianza di cui si sta parlando molto negli ultimi anni. 

Data la volontà del progetto di dare una maggiore visibilità linguistica al sesso femminile e alle persone non binarie, anche dette intersessuali (ovvero che non si riconoscono né nell’uno né nell’altro genere), sfruttando un genere neutro, sono nate molte polemiche al riguardo, che spesso hanno visto come protagonisti grandi oppositori, che hanno ritenuto la cosa retrograda e del tutto inopportuna, e molti linguisti, i quali hanno affermato più volte la sua origine tecnologica, data anche la sua definizione “suffisso jolly”, che si va ad aggiungere a quello they/them, già in voga nelle descrizioni dei profili social (principalmente Instagram) delle celebrità. Sono proprie queste, come il cantante Sam Smith, che si battono giorno dopo giorno per una cosiddetta “approvazione sociale” di questa che per tutti noi è una vera e propria novità, nata con l’obiettivo di eliminare ogni tipo di discriminazione di genere, ma che potrebbe apportare enormi cambiamenti alla nostra lingua e alla sua storia, basata, fin dai tempi del pater familias romano, su un sistema prettamente patriarcale.

Francesca Pucillo


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